Donatella D’Acapito
Un sequestro di otto tonnellate di cocaina e di beni per un valore di circa 8mln di euro; 54 provvedimenti di fermo (di cui 44 eseguiti) tra Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia.
È questo il risultato dell’operazione “Stammer”, condotta dal Goa di Catanzaro e coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri e dall’aggiunto Giovanni Bombardieri.
Il blitz è scattato all’alba del 24 gennaio scorso quando 500 uomini della Guardia di Finanza hanno messo fine agli affari di una organizzazione di trafficanti che faceva base nel vibonese ma che smerciava la droga proveniente dalla Colombia in tutta Italia.
Droga che doveva arrivare sulla piazza nostrana usando importazioni di frutta o attraverso l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, oppure occultata nelle sale macchine di navi che, una volta arrivate nel luogo stabilito, sarebbero state affondate per poi lasciare che il carico di droga potesse venire recuperato da alcuni sommozzatori. Addirittura le intercettazioni consegnano un esponente del cartello colombiano che dice di avere “già pronto in un sommergibile lo stupefacente che potrebbe servire”.
Tutto prende il via nel 2014 da uno scambio di informazioni fra la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e la National Crime Agency inglese che era stata allertata dalle forze di polizia colombiane che, durante alcune indagini, avevano evidenziato contatti fra i cartelli dei narcos locali e le organizzazioni criminali italiane e spagnole. Ed è stato proprio allora che è iniziato il lavoro meticoloso e paziente delle Fiamme Gialle e dei magistrati della Dda di Catanzaro che hanno così ricostruito ruoli e funzioni dei componenti dell’organizzazione di narcotrafficanti italiani, che a capo aveva soggetti riconducibili a tre ‘ndrine in particolare: quella dei Fiaré di San Gregorio d’Ippona, quella dei Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto e quella egemone di San Calogero, gruppi satelliti della più importante cosca Mancuso di Limbadi.
Insomma, per poter garantire l’acquisto di partite di droga tali da poter gestire lo spaccio all’ingrosso su base nazionale, le cosche avevano formato una vera e propria holding in grado di fornire loro le risorse economiche necessarie. E fra coloro che partecipavano economicamente al sodalizio, per poi avere la propria parte, vi erano anche degli insospettabili: “incensurati che si nascondevano dietro una facciata di liceità, quella delle strutture alberghiere, dei caseifici, dei bar, partecipazione a cantieri navali o aziende agricole”, per dirla con le parole di Gianluigi Miglioli, comandante regionale della Guardia di Finanza.
“L’indagine si è caratterizzata per la capacità che aveva l’organizzazione di continuare sempre nel proprio progetto. Loro dovevano fare l’importazione della cocaina, e dovevano farlo al di là di quello che è successo nel corso di questi due anni”, ha detto il colonnello Michele Di Nunno, a capo del Gico di Catanzaro. “I miei uomini hanno dovuto usare per sgominare il traffico la stessa fantasia, ma in chiave positiva, usata dai criminali. E questo si è visto bene quando a Livorno è stato sequestrato il carico di prova: la droga era nascosta all’interno di finte banane mischiate a un carico di banane vere e per trovarla i militari hanno dovuto letteralmente distruggere alcuni cartoni di banane. Ma la chiave di volta per l’indagine – ha aggiunto – è arrivata quando gli uomini del colonnello Michele Di Nunno sono riusciti a piazzare una cimice in un condizionatore presente nella casa dell’amante ucraina di uno degli affiliati”.
“Questa è un’indagine importante perché è completa, perché riusciamo a chiudere il cerchio nei confronti di un cartello di famiglie calabresi collegate con cartelli colombiani – ha spiegato Nicola Gratteri -. Possiamo dire che questa è un’operazione che ci permette di chiudere il cerchio nel senso che partiamo dall’organizzazione, dalla produzione della cocaina alla distribuzione all’ingrosso della droga in Italia al punto che abbiamo dovuto coinvolgere 15 procure per la convalida dei fermi. Sono state sequestrate 8 tonnellate di coca in una coltivazione di banane; di queste una tonnellata e mezza era già pronta per farla arrivare in Italia”.
Insomma, ancora una volta la ‘ndrangheta si dimostra monopolista assoluta a livello mondiale del traffico di droga.