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Italicum. Besostri: “Alla Consulta chiediamo che la legge venga annullata in toto”

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Una lunga battaglia in difesa della Costituzione. Intanto Renzi accelera: Gentiloni sloggi. La Ue “ricorda” al governo di correggere la legge di bilancio

Di Alessandro Cardulli

Felice Besostri, coordinatore del gruppo di avvocati che ha presentato 22 ricorsi contro l’Italicum, risponde al telefono. Non si nega, ma ci conosciamo da molti anni. Insieme alla sua voce ne sento diverse altre, un brusio, un intrecciarsi di parole, di saluti, di appuntamenti. L’appuntamento è con la Corte Costituzionale che esaminerà le cinque ordinanze che le sono state rimesse dai tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste, Genova. Mi dice che è riunito con il collegio di avvocati. Con lui in particolare hanno operato  altri tre avvocati, Claudio  Tani, Aldo Bozzi e Giuseppe Bozzi. Gli chiedo solo una battuta. Arriva la risposta: “L’Italicum va annullato in toto”. Più chiaro di così Besostri non poteva essere. “Annullato in toto”, non è una novità. Fin da quando ha dato battaglia insieme ai colleghi, partecipando a tante iniziative promosse in tutta Italia da comitati, dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, questo ora è stato l’obiettivo. La più “clamorosa” che ha lasciato il segno nella vita politica del nostro Paese, la cancellazione da parte della Consulta del Porcellum. Siamo al 2014, il terzetto che operò per cancellare quell’obbrobrio è diventato un quartetto. In una intervista di qualche giorno fa Besostri dà conto del perché di questo impegno. Lui, avvocato, docente, il Diritto Costituzionale è il suo cavallo di battaglia, è stato anche senatore per i Democratici di sinistra nel periodo 1996-2001, impegnato in numerosi organismi europei, studioso attento ai “fenomeni” della società moderna, ottimo conoscitore di numerose lingue ha trovato la voglia e il  tempo di studiare il russo e l’arabo. Non ha abbandonato lo studio legale. Ma è la Costituzione il suo campo di battaglia. Anni ed anni di impegno per “amore della Costituzione”, affascinato da Piero Calamandrei fin da giovanissimo.

La Corte Costituzionale oggetto di pressioni perchè apporti solo “lievi” modifiche alla legge elettorale

Il nostro colloquio è stato brevissimo, altre voci si fanno sentire, la riunione che abbiamo interrotto continua. “Ci sentiamo domani”. Domani, come si dice, un altro giorno, molto importante per la vita politica del nostro Paese, le istituzioni, il Parlamento, il governo. Un altro giorno dopo il referendum in cui i cittadini hanno difeso la Costituzione, hanno espresso in modo chiaro e netto, la loro volontà di partecipare, di essere ascoltati. Ora spetta alla Consulta esprimere il giudizio definitivo sull’Italicum, già condannato dal voto referendario che sarà bene ricordare, come si dice a futura memoria: il 4 dicembre si presentò alle urne il 67% degli aventi diritto al voto, i No alla “deforma” costituzionale come l’ha sempre chiamata Besostri sfiorarono il 60%. La Consulta in questi giorni è stata oggetto di pressioni “indirette”, così come era accaduto quando ha preso in esame i quesiti referendari proposti dalla Cgil ammettendone due su tre, l’abolizione dei voucher, la tutela dei lavoratori nel caso di ditte che operano in appalto, respingendo quello sui diritti di chi viene licenziato illegittimamente. Pressioni esercitate attraverso i media. In questi giorni si sono esercitati esponenti di forze politiche, dal Pd ai grillini, ai leghisti perché la Consulta cambi il meno possibile dell’Italicum in modo da emanare una legge già pronta per essere utilizzata. Insomma un Italicum con qualche ritocco per andare al più presto alle urne, come vuole, a giorni alterni, Renzi Matteo, anche i grillini  fanno la faccia feroce ma in fondo al cuore non hanno poi tanta fretta. Matteo Salvini continua a strillare, subito al voto, con qualsiasi legge.

L’Avvocatura dello Stato ricorda l’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria

In questa pessima commedia delle parti il governo ha fatto scendere in campo l’Avvocatura che sostiene la inammissibilità del quesito in quanto una legge non può essere dichiarata incostituzionale prima di essere stata applicata. Questa singolare tesi ci richiama quell’Azzeccagarbugli, l’avvocato descritto da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Altra annotazione: politici e scriba, i retroscenisti di rango, fanno finta di dimenticare che la Consulta non emana le leggi, ne verifica la costituzionalità, che sono di competenza del Parlamento. Tanto più che l’Italicum era fatto ad hoc per votare solo per la Camera. Ma il Senato non è stato eliminato. Il No al referendum lo ha ripristinato. Lo stesso Presidente della Repubblica ha parlato di “armonia” fra la legge per eleggere la Camera e quella per il Senato.

Moscovici. La ripetizione dei terremoti dimostra che c’è qualche aspetto strutturale

Nel frattempo Renzi Matteo nella speranza che la Consulta operi solo qualche aggiustamento, che quello che esce dalla udienza di domani martedì possa diventare immediatamente legge elettorale, ha iniziato a premere su Gentiloni perché si prepari a sloggiare da Palazzo Chigi, non faccia alcun accordo con le opposizioni, leggi Berlusconi. Gli accordi li farà lui. Il clima è sempre più avvelenato. Sembra che al Pd, al governo, al ministro Padoan in particolare non faccia alcun effetto la dichiarazione del Commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici, un “amico” dell’Italia, il quale afferma: “La ripetizione dei terremoti dimostra che c’è qualche aspetto strutturale” nel fenomeno e quindi nella natura della spesa. “Per il terremoto stiamo facendo tutto quello che possiamo, siamo pienamente disponibili”, ha  proseguito, precisando di “non voler parlare ora di spese ulteriori”. Un promemoria, molto secco, per il governo che entro il primo febbraio dovrà rendere conto alla Commissione di come intende modificare la legge di bilancio. Insomma  è chiaro che non ci sarà nuova flessibilità a coprire quei tre miliardi e passa come richiesto dalla Commissione.

Da jobsnews


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