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Informazione e Mafia, a Siracusa un anno di silenzi. Intervista a Paolo Borrometi

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di Oriana Gionfriddo* – 

Nel resto della Sicilia le denunce nell’informazione aumentano, a Siracusa diminuiscono. Il bavaglio è causato da degrado e crisi economica nella stampa. Il giornalista Borrometi: “Fino a quando un pezzo sarà pagato 3 euro saremo schiavi” /”La mafia uccide, il silenzio pure” – Peppino Impastato)

In Sicilia nel 2016 sono 42 i giornalisti che, sfuggendo alla logica dell’omertà, sono usciti fuori dal silenzio. Sono 42 i giornalisti minacciati in soli 12 mesi dalla mafia, colpevoli solo di aver fatto il proprio mestiere: articoli, inchieste, poche righe, ma oneste!
Stando ai dati di Ossigeno per l’informazione (acronimo di OSservatorio Su Informazioni Giornalistiche E Notizie Oscurate), Palermo e Messina sono i capoluoghi che detengono il triste primato di 13 casi ciascuno tra aggressioni, avvertimenti, danneggiamenti, insulti ecc. Al terzo posto Trapani, con un dato decisamente inferiore (6), seguita da Catania (4). Siracusa zero.
Se questo è il dato oggettivo, e ovviamente non ci si augurano stragi, è bene leggere l’altra faccia della medaglia. A Siracusa quest’anno nessuno ha parlato di mafia, tutti troppo presi da un’Amministrazione che ogni giorno ci presenta un argomento sul quale dibattere al bar, tra amici, a casa. Tutti presi dalle chiacchiere, tutti presi da qualcosa, tutti presi da altro. Nelle pagine dei giornali l’argomento ‘mafia’ sembra sparito, come se non esistesse. Eppure così non è. Nella provincia aretusea il fenomeno esiste, ed è ben radicato.
L’unico che ha tracciato la mappa della mafia sull’intero territorio siracusano è stato Paolo Borrometi, direttore di La Spia, giornalista Agi e tant’altro. Con le sue inchieste giornalistiche ha contribuito allo scioglimento del Comune di Scicli per infiltrazioni mafiose. Nel 2014 viene aggredito, e da quell’anno vive sotto scorta. Adesso non vive più nella sua Terra. In Sicilia parlare di mafia, spesso ma non sempre, vuol dire parlare di politica, in particolare nella zona Sud Est dell’Isola – spiega Borrometi a Siracusa Post – Mi spiego: cercare voti all’interno dei clan porta a logiche e regole, non scritte, ma che ci sono. Però mentre nel resto della Sicilia il numero di denunce nell’informazione sale, nella provincia aretusea ancora manca il coraggio di denunciare

Che funzione ha la stampa all’interno di questo quadro?
Da sempre penso che la stampa debba essere il cane da guardia della democrazia. Il problema vero è che esistono tantissimi giornali, anche storici dell’Isola, che sottopagano i giornalisti, ed è arrivato il momento di dirlo! Fino a quando noi permetteremo che un pezzo di un giornalista venga pagato 3 euro, quel giornalista non sarà mai libero. Il discorso del silenzio nella stampa è complesso, ma parte proprio dal prezzo del lavoro

Cosa dovrebbero dire i giornali che non dicono?
I giornali locali dovrebbero denunciare il malaffare. Ma a livello locale questo vuol dire intaccare una qualche figura politica che invece, se lasciata indisturbata, finanzia la testata stessa. Un giornale, e quindi a cascata tutti i collaboratori, avrà la sudditanza psicologica nei confronti di chi lo sponsorizza, e questo è un gioco pericolosissimo

Quando hai iniziato a parlare di mafia?
Cinque anni fa ho cominciato a occuparmi di mafia siracusana. Tutti mi prendevano per pazzo, ma quello che ho scritto in tempi non sospetti si è verificato per intero successivamente. Ho spiegato la forza del clan Trigila, ho denunciato i casi riportati appena un mese fa su tutti i giornali che vedono una collaborazione di mafiosi dall’interno del carcere con il mondo esterno. Io credo che un giornalista non debba mai chiudere gli occhi alla verità

Tornerai in Sicilia?
Io amo questa Terra. In Sicilia siamo 5 milioni di persone, in questi anni i condannati per mafia sono stati più o meno 7 mila. Gli ultimi due presidenti della Regione, Cuffaro e Lombardo, sono stati condannati per mafia. Questo vuol dire che noi giornalisti siciliani abbiamo una grandissima responsabilità. Bisogna fare squadra, le mafie cercano obiettivi, non squadre. La Sicilia è la Terra dove voglio vivere

E allora diciamolo che le idee non sono morte, urliamolo: “La mafia è una montagna di merda”.

Fonte: SiracusaPost


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