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Il Mondo diviso da muri

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Il Presidente degli U.S.A. Trump vuole terminare la realizzazione del muro tra Stati Uniti e Messico, già diviso da una barriera esistente costruita durante l’amministrazione Clinton. Il “muro di Tijuana” è un fitto reticolato d’acciaio lungo quasi 30 km che divide U.S.A. e Messico tra San Diego e Tijuana nel punto più trafficato di tutta la frontiera. Ad esso si aggiungono le barriere fisse e mobili sparse lungo ben 1.000 dei 3.000 km di frontiera esistenti fra i due Paesi, sempre realizzatedurante l’Amministrazione di Bill Clinton.

Il più famoso è stato il muro di Berlino, che fino al 9 novembre 1989 separava la zona est della Germania, controllata dai sovietici, da quella ovest, controllata dai Paesi occidentali vincitori della II Guerra mondiale. Il mondo è pieno di barricate che dividono Stati e territori. Se quello di cui si parla maggiormente, per le critiche internazionali, è quello israeliano, esistono però numerosissime altre “frontiere” erette quasi tutte dopo la creazione del muro tedesco Si va infatti dal muro che separa Stati Uniti e Messico, costruito in funzione anti-immigrazione clandestina, a quello che protegge l’enclave spagnola di Ceuta nel territorio marocchino. Ecco poi il muro che divide Corea del Nord e Corea del Sud, e l’Oman dagli Emirati Arabi.

Non tutti sanno che esiste il “muro di Hidalgo”. cioè il muro tra Messico e Guatemala grazie al quale il Messico respinge ferocemente quei guatemaltechi che vogliono entrare in Messico per lavorare.Il confine internazionale tra Guatemala e Messico misura 871 km e corre tra il nord e l’ovest del Guatemala (dipartimenti Guatemaltechi di San Marcos, Huehuetenango, El Quiché e ElPetén) e gli stati messicani di Quintana Roo, Campeche, Tabasco e Chiapas. Il confine comprende tratti del fiume Usumacinta, il fiume Salinas, e il fiume Suchiate.

A censire tutte le costruzioni erette dall’uomo a protezione dei propri territori e Stati sovrani è stata l’associazione UQAM, Chaire Raoul Dandurand en étudesstratégiques et diplomatiques dell’Università del Quebec a Montreal, che ha realizzato una mappa.

Al tema, era stata dedicata una conferenza dal titolo significativo: “Le buone barriere rendono buoni i rapporti di vicinato?”. Partendo dal primo muro eretto nella storia moderna, la muraglia cinese, a difesa del proprio territorio contro le invasioni dei mongoli, gli studiosi hanno passato al setaccio tutte le “separazioni” (costituite da filo spinato o mattoni e cemento) che si trovano sparse nel mondo. Il risultato è sorprendente, perché se oggi in molti si battono per salvaguardare l’unico tratto del muro di Berlino rimasto, a futura memoria delle divisioni che non dovrebbero più sorgere, ecco che invece si scopre che la maggior parte dei muri esistenti è stata realizzata proprio nel giro degli ultimi decenni.

E’ il caso  forse il più noto del muro costruito dagli israeliani lungo il confine con la Cisgiordania. La barriera, che nel progetto originale dell’allora ministro dell’Edilizia Sharon doveva essere di 790 chilometri, rappresenta uno dei muri più grandi, ma soprattutto contestati al mondo. A separare gli Stati Uniti dal Messico è invece un muro di 3.140 km, costruito a partire dal 1994 lungo la frontiera di confine.

Tra Corea del Nord e Corea del Sud esiste poi un altro muro, che si aggiunge ad una zona di separazione, demilitarizzata, monitorata in modo costante anche grazie a sofisticatissimi apparecchi, come il Kinect: secondo il giornale coreano Hankooki, infatti, questo dispositivo è in grado di distinguere persone, animali e oggetti, grazie alla rilevazione di battiti cardiaci e fonti di calore.

Anche la Cina, preoccupata per una sempre più massiccia immigrazione clandestina di nordcoreani, dal 2006 ha in fase di costruzione una serie di sbarramenti con la Corea del Nord. La maggiore facilità di movimento oggi esistente all’interno della Repubblica Democratica di Corea ha intensificato l’afflusso di coreani verso le regioni di confine creando non pochi problemi alle autorità di Pechino.

Sempre in Asia c’è un’altra barriera artificiale poco nota, che separa Thailandia da Malaysia (ex Malesia), edificata dalla prima per impedire ai terroristi islamici di raggiungere il proprio territorio. Tra Zimbawe e Botswana, in Africa, c’è invece una barriera elettrificata che corre lungo la frontiera tra i due Paesi. In questo caso, il motivo ufficiale è quello di impedire che gli animali selvatici passino da un Paese all’altro, ma in realtà fa comodo al Botswana per arginare l’immigrazione di profughi in arrivo dallo Zimbawe.

Tra India e Pakistan è stato costruito un muro lungo 3.300 km, lungo la frontiera contesa tra i due Stati, mentre poco lontano c’è anche un muro che separa il Pakistan dall’Afghanistan, lungo 2.400 km. Quello al confine tra Uzbekistan e Tagikistan è dotato di sensori e videosorveglianza e serve a impedire il passaggio di migranti, così come quello tra Yemen e Arabia Saudita, che se ne è dotata contro l’immigrazione clandestina, nonostante sia tra i principali oppositori al muro israeliano. Anche tra Oman ed Emirati Arabi Uniti esiste una “frontiera cementificata”, così come tra Kuwait e Iraq (215 km, rinforzati dopo la guerra del Golfo) e tra la Turchia e Cipro, per delimitare i territori rivendicati da Ankara.

Nel bacino del Mediterraneo esistono, poi, la barriera elettrificata costruita dalla Spagna (e costantemente vigilata) che marca il confine tra l’enclave spagnola di Ceuta e il Marocco, e la “cintura di sicurezza” di 2.700 km nel Sahara, voluta dal Marocco per proteggersi dalle incursioni dei terroristi del Fronte Polisario. Le cose non cambiano, poi, se ci si sposta nel nord Europa e precisamente nell’Irlanda del Nord: sono molti qui i muri che separano i cattolici da protestanti.

Anche in Europa sono stati costruiti “muri di filo spinato”, come quello che divide Ungheria con la Serbia. Costruita dall’esercito e dai disoccupati, questa barriera di filo spinato e lamette è alta circa 3,5 metri e lunga 175 chilometri, anche se il premier ungherese Orbán ha dichiarato l’intenzione di estendere la barriera anche lungo il confine con la Croazia, in seguito alla decisione di quest’ultima di lasciare passare liberamente i migranti sul suo territorio

Anche Padova ha il suo “muro”, di 80 metri, eretto dall’Amministrazione, per motivi di “ordine pubblico”. In realtà ha isolato il quartiere con alta densità di immigrati dal resto della città, dando origine ad un vero e proprio ghetto.

Passeggiando per i nostri paesi e città, notiamo che negli ultimi 50 anni, i muri di cinta delle case sono cresciuti in altezza, superando i canonici due metri ed arrivando ad oltre tre metri. Oltre a queste barriere fisiche abbiamo aumentato l’uso di telecamere a circuito chiuso, sensori di calore, telecamere ad infrarossi, allarmi collegati con le Forze dell’Ordine, cani da guardia nei giardini e per chi ce l’ha, un’arma sotto il cuscino, perché l’insicurezza percepita è in aumento.


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