Oggi l’azienda che edita l’Unità ha informato il Comitato di redazione di voler procedere con la riduzione della forza lavoro del quotidiano. Non possiamo tollerare la violenza e la totale mancanza di rispetto nei confronti della rappresentanza sindacale di una azienda che oggi, a ventiquattro ore da un’assemblea dei soci decisiva per il futuro de l’Unità, ha deciso di inviare ad un incontro fissato da tempo una rappresentante delegata, che nulla ha a che vedere con l’azienda di cui siamo dipendenti, per comunicarci l’intenzione di procedere «immediatamente» con una riduzione del personale senza percorrere la strada degli ammortizzatori sociali. In una parola: licenziamenti. Non possiamo accettare la forma di quanto avvenuto, e di cui non era stato informato il Partito Democratico, socio di minoranza, e il presidente del consiglio di amministrazione Chicco Testa, e ovviamente non possiamo accettarne la sostanza. Respingiamo al mittente con la massima fermezza, soprattutto, il tentativo di addossare la colpa di un atto unilaterale alla rappresentanza sindacale, accusata dall’azienda di aver respinto un piano di contenimento dei costi che prevedeva la trasformazione su base volontaria di 12 contratti ex articolo 1 in altrettanti ex articolo 2. Su quel piano, che pure abbiamo fortemente criticato per il danno che avrebbe provocato al prodotto, eravamo e restiamo disponibili a discutere come abbiamo scritto in comunicati e documenti che l’azienda ha ignorato per mesi senza dare alcun seguito alle nostre richieste di incontro. La stessa azienda che per diciotto mesi non è stata in grado di presentare un piano industriale che garantisse futuro e progettualità al giornale, la stessa azienda che fin dalla ripartenza del quotidiano ha ignorato ogni nostro allarme circa l’assurda gestione della questione web, con un sito Internet realizzato da una società esterna (che nulla ha a che vedere con la redazione de l’Unità) e totalmente sganciato da qualsiasi politica editoriale riferibile al quotidiano cartaceo. Un sito Internet che ora rischia di restare l’unica traccia in vita della storia del giornale fondato da Antonio Gramsci.
Sia chiaro all’azienda: siamo pronti a difendere i nostri posti di lavoro e il nostro futuro in ogni ambito, compresi i tribunali della Repubblica a cui chiederemo di fare luce su questi diciotto mesi di gestione. Alla vigilia di un’assemblea dei soci in cui gli azionisti di Unità Srl sono chiamati a garantire la sopravvivenza del giornale con una adeguata ricapitalizzazione, vogliamo ribadire che la responsabilità di questa situazione non è nostra e che, dunque, non possiamo essere noi a pagarla. I colpevoli hanno nomi e cognomi e ne risponderanno in tutte le sedi.