Scusi, dov’è la sinistra? In fondo, a destra. Mi viene questa battuta per descrivere l’implosione del PD di Renzi. Il segretario che cercava i voti a destra, che non ha trovato, e ha perso quelli a sinistra, che ha ignorato. Quando sposti i rapporti di forza dal mondo del lavoro a quello del capitale e della finanza – regalando il diritto di licenziare senza giusta causa e di sfruttare la manodopera con i voucher, nonché coprendo i compagni di tartina che hanno svuotato il Monte dei Paschi e altre banche – recidi ogni legame con la parte più debole del Paese: i lavoratori, i giovani disoccupati, gli anziani risparmiatori truffati.
Ora, questo grande vuoto di rappresentanza cerca tutela politica. Quella che una Costituzione disapplicata prevede, ma che pochi s’impegnano a realizzare.
Dentro al PD, D’Alema, Rossi ed Emiliano vedono il problema, ma anche l’opportunità di cambiamento, che passa però, da un congresso che nessuno farà. E minacciano una scissione per chiudere la stalla, quando gli elettori ormai saranno scappati. Intanto, Bersani non sa che fare, E Cuperlo continua a buttare secchiate d’acqua sul Nazareno in fiamme. Dove un Renzi Nerone ammira l’incendio, declamando la odi del 40 per cento.
Fuori dal PD, Sinistra Italiana si spacca sul nascere, con una parte attratta dalla governabilità e l’altra impegnata nella rappresentanza. Mentre Possibile ed altri segmenti cercano identità e ruolo.
Come se n’esce dallo stallo della Sinistra?
Con la chiarezza. Riportando al centro delle priorità la lotta alla diseguaglianza. E coinvolgendo tutti gli organismi intermedi – di volontariato e attivismo – nei programmi e nella selezione di nuova classe politica. Insomma, ritrovando una Sinistra, che cerchi i voti a sinistra.
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