Ormai c’è guerra aperta tra Vivendi di Vincent Bollorè e Mediaset della famiglia Berlusconi. L’incontro tra Pier Silvio Berlusconi e l’amministratore delegato di Vivendi Arnaud de Puyfontaine ha segnato la vicinanza ormai dell’impresa francese a raggiungere la quota massima del 30 per cento dalla quale è possibile-dal punto di vista statutario- lanciare un’offerta pubblica di acquisto e conquistare la maggioranza.
Già oggi, in ogni caso, Berlusconi non è più in grado di concludere un contratto con un altra impresa diversa da Vivendi. Lo scontro è nato dal mancato accordo per la cessione da parte di Mediaset premium ai francesi ma Vivendi si era defilata al momento della conclusione dell’acquisto. E Fininvest di fronte a un simile comportamento aveva lanciato un’offensiva legale ma Puyfontaine ha dichiarato ora in un’intervista di voler comprare altri titoli in Borsa (ne ha comprati già più per 121 milioni di euro) per potersi sedere a un tavolo e trattare.
A difesa del gruppo italiano dell’ex presidente del Consiglio ha provato a schierarsi non solo il governo italiano con il ministro dello Sviluppo economico Giovanni Calenda ma anche l’autorità per le Comunicazioni, l’Agcom, che è chiamata a vigilare sul mondo delle comunicazioni, che in un recente comunicato ha notato che Vivendi che ha già una quota dominante nell’impresa Telecom Italia, non può acquisirla anche in Mediaset perchè in questo caso violerebbe un regola fissata persino in una legge firmata dall’on. Gasparri di Forza Italia e tuttora vigente.
E’ sempre in piedi, peraltro, l’antico conflitto di interessi per l’ex cavaliere Silvio Berlusconi che ieri era al Quirinale con il suo amico Giorgio Napolitano per gli auguri di Natale. Ed è significativo che così si consumi non l’autunno ma l’inverno siberiano della nostra repubblica nata negli anni drammatici della seconda guerra mondiale.