Stop alle liti temerarie, un pezzo importante della necessaria riforma complessiva del sistema dell’informazione

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Stiamo oggettivamente facendo il possibile da oltre due anni per rendere almeno la vita più difficile ai delinquenti che minacciano i giornalisti con un sistema meno tradizionale, le liti temerarie. Per risolvere questo autentico pericolo per chi scrive e per chi legge ci stiamo battendo con FNSI e Usigrai, altre associazioni del mondo della comunicazione, come si è ben capito nel corso del seminario al quale hanno partecipato gran parte dei colleghi oggetto di questo velenoso genere di minaccia, e anche di minacce diciamo così più “tradizionali”.
Il presidente della commissione giustizia del senato, D’Ascola, e il capogruppo del PD in commissione, Lumia, hanno garantito il oro impegno per rimettere in calendario al senato il ddl sulla diffamazione con una parte dedicata alla cosiddette “querele temerarie”, ed è già un passo avanti, ma ormai noi vogliamo vedere i risultati concreti. Intanto sia la FNSI che Articolo21 continuano a garantire ai colleghi la costituzione di parte civile nei giudizi di questo tipo.

Ma il seminario ha fatto ben comprendere che la questione non è soltanto di tipo penale: gravissima è la situazione che quelle che è preferibile definire “liti” temerarie, che coinvolgono il risarcimento e il processo civile. Questo aspetto è quello che più spaventa non solo i colleghi ma soprattutto gli editori, e che rende molto difficile affrontare il giudizio specialmente da parte di chi lavora in piccoli giornali, in emittenti locali, in siti web che non fanno parte di grandi gruppi editoriali.

Nella relazione della professoressa Castellaneta, un vero e proprio manuale utilissimo a tutti i colleghi, si chiarisce inoltre, dati alla mano, che in Europa soltanto in Italia esiste questo problema delle “liti” e del risarcimento, che spesso viene richiesto con cifre inverosimili, senza regolamentazione di legge, e quindi con esito affidato soltanto alla decisione dei magistrati. Uno stato di cose che non può lasciare per nulla tranquillo chi ogni giorno svolge il proprio dovere di cronista sul posto, seguendo quella sempre più aspra strada del giornalismo investigativo che in Rai fu indicata da Roberto Morrione e che trova oggi il suoi migliori interpreti nelle redazioni come quela di “Report”.

Come Articolo21 ci permettiamo di portare questo problema, già recepito anche dalla commissione antimafia, sul tavolo del nuovo governo, nella certezza che il presidente del consiglio, che conosce da vicino l’esperienza giornalistica ed è uno dei migliori esperti del mondo della comunicazione, abbia la possibilità di affrontare i tanti problemi del sistema dell’informazione, dagli assetti societari, alle concentrazioni, fino alle liti temerarie.


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