le scrivo per esprimere apprezzamento per la sua lettera interdittiva, inviata al parroco Michele Delle Foglie di Grumo Appula (BA), che ha scongiurato la solenne celebrazione che questo sacerdote aveva organizzato per ricordare un violento boss mafioso, coinvolto in Canada in una sanguinosa guerra criminale. Lei, nella sua nota, fa riferimento a motivi giuridici, di ordine e sicurezza scaturenti dal divieto della Questura. Non basta.
Occorrono parole esplicite per ribadire la condanna religiosa della mafia e di ogni altra organizzazione criminale. Ed atti conseguenti.
Non è accettabile un sacerdote come Michele Delle Foglie che si definisce “spiritualmente uniti” (come scritto nel manifesto) alle organizzazioni criminali che procurano morti e dolori ad inermi cittadini. Pertanto, andrebbe sospeso a divins, e avviato in un percorso di consapevolezza della mafia, mediante un confronto con le vedove e gli orfani che ha creato, i giovani che ha indotto alla delinquenza e alla dipendenza di droga, la terra che ha avvelenato con le discariche abusive di rifiuti tossici, cause di tumori e malformazioni, fino ad un loro profondo ravvedimento. Come credente, invece, sento tutta la distanza tra la denuncia esplicita di più pontefici contro la mafia e poi la tolleranza verso preti locali, che ammantano la loro connivenza mafiosa di pelosa pietà.
Arcivescovo Francesco Cacucci,
abbiamo bisogno di una Chiesa coraggiosa e risoluta verso chi non rispetta la giustizia, tanto più se si tratta di parroci di comunità esposte al crimine organizzato. Ogni cedimento sarebbe un oltraggio ai martiri della mafia come Don Puglisi, Don Diana, e tutti i difensori dei deboli nelle realtà più degradate del mondo, che si sono fatti ammazzare, pur di tutelare le loro comunità da questi infami adoratori del denaro sporco di sangue. Seguirò con attenzione, insieme a tanti altri cittadini credenti e non, l’evolversi di questa triste vicenda.
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