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Raggi fantasma

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Roma non porta bene a nessuno, né al Pd né al M5S. Ignazio Marino, Pd, fu eletto sindaco della capitale nel 2013 con un largo vantaggio di voti. Tuttavia durò poco: nemmeno tre anni e poi fu sfiduciato dal suo stesso partito, il Pd, dopo una serie di passi falsi. La storia sembra ripetersi con Virginia Raggi, M5S, eletta nello scorso giugno a furor di popolo al Campidoglio. Tangenti, corruzione. Raffaele Marra, fedelissimo di Virginia Raggi, capo del personale del comune di Roma, è stato arrestato ed è finito nel carcere di Regina Coeli. Non è venerdì 17, ma venerdì 16 dicembre quando scattano le manette per Marra, ma anche se non si tratta del numero infausto per antonomasia è un giorno nero per la sindaca grillina della capitale, nerissimo. Anzi, è una settimana da dimenticare per la Raggi. Lunedì 12 dicembre, appena quattro giorni prima, si è dimessa da assessora all’Ambiente Paola Muraro, accusata dalla magistratura romana di gravi reati ambientali. La giunta cinquestelle della città, con alle spalle appena sei mesi di vita, scricchiola.

Per la Raggi è una giornata da incubo. L’assemblea del consiglio comunale di Roma si è trasformata in una bolgia tra accuse, grida ed insulti. I consiglieri del Pd hanno occupato i banchi della giunta reclamando spiegazioni sulla vicenda, ma la prima cittadina di Roma non si è fatta vedere e sono stati espulsi dall’aula. Le opposizioni, tra grida di protesta, hanno alzato cartelli con le scritte “Onestà” e “Trasparenza”, i vecchi motti dei pentastellati. Le opposizioni di centrosinistra e di centrodestra attaccano la sindaca. Soprattutto il centrodestra ha reclamato le dimissioni sue e della giunta.

Virginia Raggi, tesissima, ha replicato con i giornalisti: «Noi andiamo avanti, con serenità». Ha riconosciuto l’errore ed ha cercato di smorzare la valenza politica del caso: «Ci siamo fidati e probabilmente abbiamo sbagliato, ma Marra non è un esponente politico, bensì uno dei 23 mila dipendenti del comune di Roma». Dopo aver difeso ad oltranza il capo del personale dei lavoratori capitolini, adesso però ha chiesto scusa a tutti: «Mi dispiace. Per i romani, per il Movimento e per Beppe Grillo, che aveva avanzato perplessità». Cosa farà ora? Chi prenderà il posto di Marra? Chi subentrerà alla Muraro nel delicato incarico di assessore all’Ambiente? Come verranno superati i contrasti tra i grillini? Domande inevase. È stata una strana conferenza stampa quella della Raggi. Non ha risposto a nessuna delle domande dei giornalisti, ha rilasciato le sue dichiarazioni alla stampa ed è andata via, come è accaduto molte altre volte in passato nei passaggi più difficili della sua giunta.

Già, però ha riconosciuto di aver sbagliato per sei mesi. Prima aveva nominato Marra vice capo di gabinetto del Campidoglio, poi lo aveva spostato a guidare il dipartimento del personale, dopo pesanti accuse lanciate dall’interno del M5S romano e le riserve espresse dallo stesso Grillo. Marra, ex ufficiale della Guardia di finanza, ex uomo di Gianni Alemanno e di Renata Polverini, nelle amministrazioni di centrodestra del comune di Roma e della regione Lazio, non aveva una grande fama. Aveva spaccato il M5S. Era sommerso dalle critiche da parte di molti esponenti dei pentastellati. In particolare l’ex presidente dei deputati cinquestelle Roberta Lombardi era durissima: Marra è “il virus che ha infettato il Movimento”. Tuttavia la sindaca continuava a difenderlo e avvertiva: «Se va via Marra, mi dimetto anche io».

La Raggi, nel giugno scorso, vinse in modo trionfale la sfida per il Campidoglio col 67% dei voti, nel ballottaggio contro Roberto Giachetti, Pd. Divenne una delle bandiere del successo del M5S di Grillo contro il Pd di Matteo Renzi. Ma questa bandiera cominciò subito a piegarsi. I guai cominciarono immediatamente: il primo settembre si dimise da assessore al Bilancio Marcello Minenna e da capo di gabinetto Carla Romana Rainieri. Due colpi pesanti. Rainieri, magistrata di Corte d’Appello, successivamente precisò: «Ero ‘scomoda’, avvertita come un corpo estraneo, come un nemico da abbattere». La navigazione della Raggi, con la maggioranza assoluta dei seggi in consiglio comunale, avrebbe potuto essere una tranquilla passeggiata, invece si è tramutata in un incubo. Dimissioni per contrasti politici interni e per guai giudiziari hanno scosso e scuotono la giunta con conseguenze imprevedibili. Dimissioni a catena dei vertici dell’Atac (l’azienda municipalizzata del trasporto pubblico) e dell’Ama (l’azienda comunale della nettezza urbana) hanno messo ulteriormente in crisi le corse degli autobus e la raccolta dei rifiuti, esasperando i cittadini. La sindaca troppe volte è assente o non decide su problemi importanti per lo sviluppo e la stessa sopravvivenza della metropoli. È quasi un fantasma, come accade in svariate conferenza stampa.

Grillo è molto preoccupato. Il garante del M5S ha cancellato il programmato blitz a Siena contro l’ennesimo piano di salvataggio del dissestato Monte dei Paschi ed è piombato a Roma. Ha fatto il punto ricevendo Roberto Fico e Luigi Di Maio all’Hotel Forum, il suo albergo di soggiorno abituale nella capitale. Grillo e i due giovani ex componenti il direttorio cinquestelle cercano di parare i micidiali colpi. Il M5S, principale vincitore della bocciatura della riforma costituzionale di Renzi nel referendum del 4 dicembre, rischia grosso. Il caos della Raggi a Roma potrebbe danneggiare seriamente i cinquestelle, in forte ascesa a livello nazionale (i sondaggi elettorali gli attribuiscono il podio di primo partito italiano). Il caso Roma produce una doppia ferita: 1) mette in discussione la capacità del M5S di passare da forza di opposizione a forza di governo, 2) fa traballare l’immagine di onestà e di lotta alla corruzione pubblica.

Pare che Grillo abbia telefonato alla Raggi: «Su Marra te lo avevo detto, ora rimedia». Il leader dei cinquestelle lo scorso agosto lanciò l’allarme dopo la vittoria del M5S nelle elezioni comunali di giugno: «Stiamo attenti a dirci onesti da soli». Aggiunse: «Bisogna farselo dire ‘sei una persona onesta’». Il fondatore dei pentastellati fu preveggente. Adesso è il M5S a dover dare una risposta ai problemi della corruzione pubblica. Le accuse contro la Raggi si moltiplicano. L’ex componente del direttorio cinquestelle Carlo Sibilia ha chiesto la resa dei conti in una intervista a Repubblica.it: «È il momento che qualcuno si prenda delle responsabilità politiche perché il Movimento non vada a sbattere su questa strada». È un chiaro messaggio alla prima cittadina di Roma: rischia di diventare una zavorra pericolosa per i grillini.


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