Francesco: ottant’anni al servizio degli ultimiIl pontefice venuto dalla fine del mondo raggiunge questo prestigioso traguardo e ci sembra doveroso fargli pervenire non solo il nostro affetto ma, più che mai, la nostra riconoscenza per un’intera vita spesa al servizio del prossimo, a cominciare dagli ultimi, dai poveri, dai deboli, dai dimenticati, dalle vittime della devastante dittatura che sconvolse l’Argentina fra il ’76 e l’83 e dai dannati della globalizzazione, sfruttati, emarginati e condannati a un’esistenza di stenti e di sofferenze, in un contesto globale all’insegna della più assoluta iniquità.
Auguri a un uomo che ha rimesso al centro del dibattito politico globale il tema dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, di un’economia in contrasto con i dogmi del liberismo selvaggio e dello sfruttamento dissennato del territorio, con conseguente distruzione del paesaggio e compromissione delle condizioni di salute e di benessere di milioni di persone.
Auguri a un uomo che non si è voltato dall’altra parte al cospetto delle tragedie contemporanee: dalla guerra mondiale differita, che per primo ha avuto il coraggio e la lungimiranza di denunciare, al dramma di un’immigrazione disperata e inarrestabile, a causa dei conflitti che in sanguinano principalmente il Nord Africa e il Medio Oriente ma non solo e che costringono alla fuga una miriade di poveri cristi in cerca di un avvenire migliore, disposti a tutto pur di sfuggire alle bombe, alle macerie e alla ferocia cieca e senza distinzioni che sta sconvolgendo, ad esempio, la città di Aleppo, che ormai è difficile persino considerare ancora una città.
Auguri a un uomo che ci ha ricordato quanto sia malvagia ed inaudita la “globalizzazione dell’indifferenza”: una forma di oppressione dell’essere umano, al pari della sfrenata globalizzazione materialista, dedicata unicamente ai soldi e alle merci, a scapito delle persone, dei loro diritti e della loro dignità.
Auguri al Santo Padre al termine di un anno tra i più difficili della nostra storia recente, illuminato soltanto dalla luce della misericordia del suo Giubileo che, col passare dei mesi, è diventato sempre più anche il nostro, in una città in difficoltà come Roma e in un continente in ginocchio come quest’Europa cinica, gretta e chiusa in se stessa, al punto di essersi trasformata ormai in una fortezza, caratterizzata dall’iniquità sociale e dalla progressiva scomparsa di ogni prospettiva di riscatto per chi è rimasto indietro.
Auguri, con sobrietà e dolcezza, con parole semplici e vere, con sentimenti sinceri e una gratitudine che va al di là della fede e della spiritualità e attiene, più che mai, alla necessità di riscoprire quel minimo di umiltà che potrebbe renderci migliori, anche solo attraverso qualche piccola azione quotidiana di gentilezza.