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Il Premio Makwan 2016 per i diritti umani è assegnato a Máxima Acuña Atalaya de Chaupe, attivista peruviana per l’ambiente

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Il Premio Makwan per i Diritti Umani è dedicato alla memoria del ventunenne gay Makwan Moloudzadeh, impiccato il 5 dicembre 2007. Il riconoscimento, promosso da EveryOne Group, è assegnato ogni anno, in base alla decisone di una giuria internazionale, a persone o associazioni che si sono distinte per azioni o progetti a tutela dei diritti fondamentali degli individui, dei gruppi sociali, dei popoli e dell’ambiente.

Nominations 2016
Pablo Fajardo Mendoza – Ecuador
Gloria Ushigua – Ecuador
Máxima Acuña Atalaya de Chaupe – Perù
Rebecca Covaciu – Romania
Jignesh Mewani – India
Robin McHaelen – USA
Frank Kamya – Uganda
Equality Florida – USA

La giuria, composta da difensori dei diritti umani, artisti e scrittori civili, ha deciso di assegnare il Premio Makwan 2016 per i diritti umani all’attivista per l’ambiente peruviana Máxima Acuña Atalaya de Chaupe. Nata nel 1970, Máxima vive a Cajamarca (Perù), nella comunità di Sorochuco, presso il distretto di Celendin. Da più di vent’anni lei, il marito e i figli abitano nella casa che hanno acquistato, a 3200 metri sul livelllo del mare, vicino a una zona che per secoli è stata incontaminata, ricca di laghi. Contadini e allevatori, si sono sempre sostentati con il proprio lavoro. Nel 2011 però le loro vite sono cambiate. Quell’anno, l’azienda Yanacocha – costituita dalla società mineraria statunitense Newmont Mining Corporation e dalla società peruviana Minas Buenaventura – ha portato nella sua terra il progetto “Minas Conga”: un’enorme miniera a cielo aperto per l’estrazione dell’oro. La miniera, su cui sono stati investiti quasi cinque miliardi di dollari, ha già portato devastazione in un paesaggio meraviglioso. Molti di coloro che possedevano case e terreni sul terreno destinato alle estrazioni sono stati costretti a vendere, con le buone o con le cattive. Máxima e il marito non hanno accettato di cedere la propria terra. “Posso essere povera e analfabeta,” ha detto la donna, “ma i nostri laghi di montagna sono il nostro vero patrimonio e la nostra vita. Da essi possiamo attingere acqua pura per i nostri figli e per dare da bere al bestiame. Vorrebbero che accettassimo il ‘progresso’ in silenzio, sacrificando la nostra acqua e la nostra terra perché una grande azienda porti via l’oro da queste montagne. Ma noi non lo accettiamo”.
Poco dopo la risposta della coppia di campesinos alla società mineraria, nel maggio del 2011, la loro casa e il loro orto sono stati distrutti, in presenza degli ingegneri della Yanacocha e della polizia privata della società, che ha partecipato alla devastazione. Máxima si è recata presso le autorità per denunciare l’aggressione, ma la polizia si è rifiutata di raccogliere la denuncia. Nel mese di agosto successivo, la donna e sua figlia hanno subito un pestaggio, rimanendo a terra malridotte e incoscienti. Nonostante avessero documentato i danni fisici riportati, le autorità non hanno dato seguito alla nuova denuncia. L’attivista non si è fatta intimidire e il suo coraggio ha indotto molti altri membri della comunità di Sorocucho a seguire il suo esempio. E’ nato così un movimento civile che è aumentato di numero giorno dopo giorno. Nel 2012, durante una manifestazione pacifica, cinque persone sono morte. Successivamente Máxima, accusata dall’azienda di non avere diritti legali sulla propria terra, è stata oggetto di una persecuzione giudiziaria che l’ha costretta a difendersi in tribunale. Il 5 maggio del 2014 la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) ha chiesto ufficialmente al governo peruviano di adottare misure atte a fermare la persecuzione nei confronti di quarantasei leader del movimento per la difesa della comunità di Sorochuco, fra cui Máxima e il marito. Il movimento civile è quindi cresciuto ancora e ha ottenuto il sostegno di organizzazioni come Amnesty International. La società mineraria ha tuttavia proseguito le sue azioni intimidatorie contro i campesinos. La CIDH ha chiesto ancora misure di protezione per Máxima e gli altri attivisti. Le istituzioni peruviane, finora, non hanno messo in atto alcuna azione a loro tutela. Il 18 aprile 2016  Máxima Acuña Atalaya de Chaupe ha ricevuto il Premio Goldman por la difesa dell’ambiente. EveryOne Group e tutti i difensori dei diritti umani che hanno deciso di assegnare all’attivista peruviana il Premio Makwan 2016 hanno sottoscritto e trasmesso un appello al governo del Perù, alla CIDH, alle Nazioni Unite e al Parlamento europeo affinché le istanze promosse da Máxima e dal movimento per la protezione della comunità di Sorochuco e dell’ambiente in cui vive siano finalmente ascoltate.
 
Nella foto, l’attivista per l’ambiente Máxima Acuña Atalaya de Chaupe

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