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I ladri di Pisa, ovvero l’italianita’

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Vincent Bollorè (Vivendi) e Silvio Berlusconi (Mediaset) sono amici, come ci ha confermato Marcello Sorgi, durante la trasmissione “Agorà” condotta da Gerardo Greco. Penso quindi che il vecchio detto: “Far come i ladri di Pisa (il giorno litigavano e la notte andavano a rubare insieme)” ovvero dare a vedere di non trovarsi d’accordo su varie scelte, ma poi continuare a trattare, rappresenta molto bene la situazione tra Vivendi e Mediaset – Finivest.

Il titolo Mediaset, nella Borsa di Milano, ha avuto variazioni, facendo guadagnare la famiglia Berlusconi, una cifra pari a circa il 22%; il mercato in un primo momento ha valutato positivamente l’azione di Vivendi che alla data del 10 di dicembre possedeva il 3% delle azioni, ma successivamente è arrivato al 27% e oggi possiede circa il 30% delle azioni Mediaset.

L’azione di Bolloré ha avuto inizio quando a luglio scorso ha interrotto l’acquisto del 100% di Mediaset Premium, poiché Vivendi ha valutato che i conti, di questa società di Berlusconi, non erano come veniva dichiarato nell’accordo sottoscritto.

Berlusconi, tramite la Finivest, ha ritenuto opportuno presentare un esposto alla Consob nei confronti di Vivendi per manipolazione del mercato, abuso di informazioni privilegiate. I legali della Finivest hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica il 13 dicembre c.a., il Governo in carica e l’Agicom sono intervenuti in difesa dell’Italianità e sul ruolo strategico di Mediaset.

Seguendo le regole del mercato i capitali francesi stanno comprando in Italia molte aziende, fino ad oggi non abbiamo sentito nessun membro del governo e delle autorità preposte sollevare problemi sugli acquisti fatti. Inoltre abbiamo sentito una curiosa dichiarazione di Maurizio Gasparri, autorevole esponente di Forza Italia, sostenuta in un talk show,  che ha affermato che se la FIAT compra la CHRYSLER è un ottimo affare, mentre se una società francese compra una azienda italiana si deve difendere l’Italianità, smentendo di fatto tutte le regole del mercato globale. (per le ultime notizie rimando all’informazione multimediale).

La riflessione, che condivido, di molti commentatori è sottolineare che la Telecom é un settore strategico italiano e quando Bolloré ha acquistato circa il 25% delle azioni non ho sentito nessuna alzata di scudi sull’italianità.
Vivendi ha accettato la sfida tecnologica che il digitale nella comunicazione mondiale ha provocato, ha coscienza che con la tecnologia digitale la distribuzione di contenuti di cultura d’informazione è avere una visione di politica industriale espansiva, introdursi nei mercati internazionali, avere contenuti che attirino spettatori, contenuti “premium”, per vendere pubblicità e abbonamenti. La comunicazione innovativa, avviene per contaminazione, mettendo in comunicazione interattiva chi pensa nuove macchine per la comunicazione, con i soggetti che le costruiscono, con le professionalità che le usano, con le persone che realizzano beni immateriali, proponendo nuove architetture comunicative, un diversa organizzazione del lavoro e nuovi contenuti.

Sulla difesa dell’italianità, ricordiamo quello che ha detto il Ministro alle Infrastrutture, del Governo Gentiloni, Graziano Delrio, (molto vicino a Matteo Renzi) ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo”: “Noi vogliamo che l’operazione tra Vivendi e Mediaset sia chiara, ma ci pare che questa vicenda di chiaro abbia poco. E’ una grande azienda italiana e vogliamo assicurarci che tutto si svolga secondo le regole. Il fatto che sia di Berlusconi non ha rilevanza”.
L’Italianità si difende con una politica culturale sulla produzione di contenuti multimediali, che valorizzi il nostro modello culturale italiano, i nostri dialetti, i nostri libri, le nostre teche, il nostro patrimonio territoriale e artistico. Su questi argomenti non ricordo prese di posizione, quando la maggioranza dei contenuti trasmessi dalla RAI, Servizio Pubblico, non sono italiani, e l’ideazione dell’intrattenimento non ha origini italiane, quando nelle reti private, viene mostrato un modello culturale che descrive il film “Videocracy –Basta apparire” del 2009 di Erik Gandini, regista e produttore italiano che vive in Svezia: “In una videocrazia la chiave del potere è l’immagine. In Italia soltanto un uomo ha dominato le immagini per più di tre decenni. Prima magnate della TV, poi Presidente, Silvio Berlusconi ha creato un binomio perfetto caratterizzato da politica e intrattenimento televisivo, influenzando come nessun altro il contenuto della tv commerciale in Italia. I suoi canali televisivi, noti per l’eccessiva esposizione di ragazze seminude, sono considerati da molti uno specchio dei suoi gusti e della sua personalità”. Una comunicazione televisiva, costante e penetrante che ha modificato il modello culturale di molti italiani.

L’italianità si difende anche salvaguardando il lavoro dei nostri artigiani, creando le condizioni per attirare i giovani alle nostre tradizioni lavorative, con una politica industriale che tenga insieme la grande industria con il piccolo esercente, con l’artigiano, con il libero professionista, con le nuove professionalità nate dalla tecnologia digitale e dalla rete.

Berlusconi, cerca di avere il massimo profitto con la minima spesa; accorto politico, e industriale di successo, ha la capacità di coinvolgere la politica, pensa che con la difesa dell’italianità possa ancora una volta creare un fronte di contenimento ad una azione legittima di Bollorè, riversando sugli italiani le perdite, mentre i profitti economici e sociali cerca di farli ricadere sulla sua famiglia e sulle sue aziende.


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