L’appello lanciato da FNSI, Usigrai ed Articolo 21 al neo-presidente del consiglio italiano, perché si spenda per la salvaguardia dei colleghi siriani intrappolati ad Aleppo est, utilizzando il peso diplomatico del nostro Paese, arriva in un momento drammatico e nodale, quello in cui i confini tra cronaca e storia si fanno più labili, così come sono sempre più labili quelli tra i “citizen journalist” e stampa tradizionale. In questi giorni ed in queste ore, decine di giovani e determinati aleppini stanno sbattendo in faccia al mondo la durissima realtà dell’assedio e della battaglia di Aleppo; sono loro i “credible reports” cui fa riferimento l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite Zeid Ra’ad Al Hussein nelle sue dichiarazioni del 13 dicembre scorso. Questo sforzo di documentazione li espone, però, alle rappresaglie delle forze leali al dittatore siriano Bashar Al Asad e delle milizie irregolari che le affiancano.
Diventa allora cruciale porre l’attenzione sul messaggero oltre che sul messaggio, per garantire la sicurezza di questi giovani reporter e la continuità del loro lavoro. Questo ci dice Rami Jarrah, recentemente insignito del Premio Giuntella da Articolo 21, che, saputo di questo appello, spera che seguano manifestazioni pubbliche da parte dei giornalisti italiani al fianco dei colleghi che rischiano la loro vita. Adnan Hadad, redattore dell’emittente libera aleppina Radio Hara Fm, si augura aiuti anche concreti da parte delle istituzioni italiane: “Come per il resto dei civili, i nostri colleghi che sono riusciti a lasciare Aleppo Est, ne sono usciti con solo gli abiti che avevano addosso. Ora si trovano a dover affittare alloggi e ricomprare persino i vestiti, aiutarli con un sostegno economico che possa dargli un paio di mesi per rimettersi in carreggiata sarebbe fondamentale”.
Hadad ha proseguito dicendoci, poi, che i giornalisti, sia quelli usciti da Aleppo est, che quelli che sono dovuti rientrare dopo il fallimento del cessate il fuoco, sono rimasti senza altro equipaggiamento se non i telefoni cellular,i per cui le loro capacità di riportare notizie sono ridotte al lumicino. Lo stesso vale per le tante realtà che in questi anni avevano aperto uffici ad Aleppo “I trasmettitori, i ripetitori, gli studi, i registratori, i microfoni, i computer ed i gruppi di continuità, non è rimasto nulla di dei nostri uffici” prosegue Hadad dalla vicina città turca di Gaziantep, dove si trova la redazione centrale della sua emittente “anche un aiuto per rimettere in piedi la nostra infrastruttura all’interno del paese sarebbe prezioso per proseguire con le trasmissioni in FM. Quelle via internet non possono raggiungere un pubblico altrettanto ampio. Ora però scusatemi, ci sono due dei nostri che erano tra gli evacuati ed abbiamo perso i contatti…”. Per fortuna, i due colleghi di Adnan Hadad stanno bene, come gli altri sfollati sono stati costretti a rientrare nelle loro case e da lì continueranno a raccontarci la storia.