“Homo pluralis – esseri umani nell’era tecnologica” scritto da Luca De Biase per Codice Edizioni va centellinato come un buon vino. Duecento pagine da assaporare senza fretta gustando fino in fondo un testo che si rivela una preziosa guida di noi stessi rispetto alle nostre “protesi digitali quotidiane”. Ogni riga va ripensata, a volte riletta, perché in modo semplice ma non semplicistico accompagna il lettore nella dinamica evolutiva digitale in cui siamo immersi e che richiede come scrive l’autore “un drastico adattamento culturale”. Luca De Biase, lontano dalle immagini degli invasati integralisti della rete ma vicino ad una visione laica delle cose, analizza dati scientifici, ricerche ed esperimenti: dai mercati finanziari automatizzati alle relazioni umane mediate dai like sui social. Informazioni incessanti e sempre più invadenti e protesi digitali che arricchiscono – o apparentemente sembrano farlo – ogni esperienza. Suddiviso in tre diverse parti “Homo pluralis” porta molteplici esempi pratici come il caso della società di Hong Kong che ha nominato un algoritmo nel proprio consiglio di amministrazione con lo stesso potere di voto di quelli in carne e ossa. E si rivelasse migliore di taluni pseudo manager sia privati che pubblici in circolazione?