Gli ultimi episodi. Il primato del Lazio. Sette-dodici anni per essere prosciolti da un’accusa di diffamazione. Il ruolo di Ossigeno
Sono 400 i giornalisti italiani che nel 2016 hanno subito intimidazioni, minacce e gravi abusi a causa del loro lavoro. Nel solo Lazio, la Regione che veste la maglia nera, sono 103. Nella stessa Regione, nell’ultima settimana Ossigeno ha verificato e reso noti altri gravi episodi.
A Frosinone è stata danneggiata l’automobile di una cronista.
A Velletri e Latina è stato impedito con la forza ai cronisti di fotografare alcuni amministratori e funzionari comunali che uscivano dal carcere. In Sicilia, invece, un giornalista è stato querelato per avere pubblicato una petizione popolare di indubbio interesse.
Per fortuna questa settimana si registra anche l’esito positivo di alcuni dei tantissimi procedimenti giudiziari basati su accuse strumentali.
La Cassazione ha prosciolto due giornalisti del quotidiano Roma di Napoli che erano stati condannati, rispettivamente, a otto e a dieci mesi di detenzione. E’ una buona notizia, ma ci sono voluti ben dodici anni per affermare che avevano fatto nient’altro che il loro dovere.
A Bari, con la stessa motivazione, il Tribunale ha assolto tre giornalisti ai quali erano stati chiesti due milioni di euro di danni: l’articolo contestato è del 2009. Ora è stato considerato di pubblico interesse. Per ottenere questa sentenza di primo grado ci sono voluti sette anni e la difesa è costata diecimila euro.
A Roma, la Corte d’Appello ha chiuso con il proscioglimento dei giornalisti e il riconoscimento del diritto di cronaca una delle celebri cause di Silvio Berlusconi contro il quotidiano l’Unità. L’allora premier voleva un milione e 800 mila euro per quattro articoli del 2009 sulle cene ad Arcore. Anche in questo caso per dare ragione ai giornalisti ci sono voluti sette anni e migliaia di euro di spese legali.
Tutto ciò è la riprova di quell’andamento punitivo, tuttora incontrastato, dei procedimenti giudiziari per diffamazione a mezzo stampa descritto e dimostrato in modo inoppugnabile da Ossigeno, con dati ufficiali, nel dossier pubblicato il 24 ottobre scorso (leggi). Quei dati hanno fatto gridare allo scandalo, ma non cambiano lo stato delle cose.
Non è piacevole continuare a sgranare il rosario delle minacce e delle intimidazioni contro i giornalisti e dimostrare che non si è approntato finora alcun rimedio. E’ triste, ma è doveroso dirlo. Dà forza ai tanti giornalisti che fanno nient’altro che il loro dovere e prima di vederlo riconosciuto devono subire processi lunghi e costosi e, in molti casi, anche la derisione e l’isolamento. Questo è uno dei gravi problemi irrisolti del nostro paese. Ossigeno continua a ricordarlo a chi ha il dovere di risolverlo.
ASP