Giornalista minacciato nel napoletano: “Se queste immagini escono ti faccio un buco in testa”

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In una mattina come tante, il giro di nera quotidiano propone la notizia di un ordigno esploso a Sant’Antimo davanti a un negozio. Gaetano Pragliola, da buon cronista va sul posto per riprendere e fotografare i danni provocati dall’esplosione, che hanno impedito l’apertura al pubblico dell’esercizio commerciale e viene minacciato e aggredito verbalmente.

Pragliola, giornalista videoreporter che conosce bene l’hinterland partenopeo; è di Giugliano, si occupa di cronaca e camorra da diversi anni ed è coautore del libro sulle mille vite del superlatitante Pasquale Scotti, “il Camorrista fantasma”, arrestato dopo oltre trent’anni di latitanza. Ieri mattina aveva quasi terminato le riprese, per il sito e la tv Teleclub Italia, quando è stato raggiunto prima da un uomo in abiti da lavoro, che gli ha chiesto chi fosse, perché stesse riprendendo e di mostrargli il tesserino dell’Ordine; e poi, improvvisamente, da un altro uomo che gli ha strappato di mano il tesserino buttandolo tra le erbacce, intimandogli di non pubblicare le immagini e imponendogli di cancellarle. “Questo non deve uscire sul giornale – gli ha detto in dialetto – lo vedi il buco che ha fatto a terra la bomba? Te lo faccio uguale in fronte. Cancella queste fotografie”. Una volta appurato che le immagini erano state cancellate ha seguito il giornalista fino alla macchina dicendogli di “non tornare più”. Intanto, ieri il servizio di Teleclub Italia è stato trasmesso perché è stato possibile recuperare le immagini. Il tentativo di intimidazione non ha sortito effetto.

“Non è la prima volta che mi dicono: ma perché stai qui? Che fai a fare ste immagini, lascia stare perché devi fare questa foto, ma chi te lo ha detto che cosa è successo qui?”. “ Capita spesso. Ma ieri è stato diverso – racconta Gaetano Pragliola – è stato molto più forte. Nessuno era mai arrivato a dire ti faccio un buco in testa, vattene da qui, cancella ste foto”. “La cosa bella, che ha scatenato tutto questo, è la solidarietà e la vicinanza che mi hanno dimostrato il Sindacato, l’Ordine, i colleghi singolarmente, ma anche i cittadini. Sia persone di Giugliano, dove vivo e lavoro, che di Sant’Antimo. Sono stato contattato da persone che non conosco e che si sono offerte di riaccompagnarmi sul posto. E’ stata un bella reazione, che non mi aspettavo, da parte di tutti. Gli attestati di stima e la vicinanza che ho sentito e avverto, ancora oggi ricevo messaggi e telefonate, mi motivano ancor di più a fare il mio lavoro come sempre”.

Da un post su facebook, uno sfogo-denuncia, è nata la catena umana mossa in buona parte da un sentimento di indignazione e dalla consapevolezza che nelle minacce e nella mancanza di rispetto per il lavoro giornalistico non c’è nulla di normale. Anzi, tutt’altro. Nel comunicato diramato dal Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, rappresentato dal segretario Claudio Silvestri, si sottolinea che “si tratta di un episodio inquietante che evidenzia come in alcune aree la criminalità sia completamente padrona del territorio, sono zone dove i commercianti vengono minacciati per il pizzo e i giornalisti perché documentano i soprusi. Ai carabinieri chiediamo che le due persone vengano identificate e denunciate per un episodio violento e intollerabile che lede il diritto di informazione. Al collega, che, comunque è riuscito a recuperare le immagini e a fare il suo servizio, la solidarietà e la vicinanza del Sindacato”. Al fianco della redazione anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli che su facebook, denunciando le minacce e gli insulti rivolti al collega ha sottolineato: “Un uomo ha cercato di intimidirlo facendogli cancellare le immagini e minacciando di sparargli. Il servizio è andato regolarmente in onda. Massima solidarietà a Teleclub Italia”.

Ora le indagini proseguono per identificare anche le persone che hanno avvicinato il giornalista. E nell’elenco dei giornalisti minacciati si aggiunge un altro caso. E’ un fenomeno nazionale che riguarda  molto spesso giornalisti freelance – collaboratori, da cui emerge l’esigenza di tutelare il diritto dovere di cronaca in modo più incisivo, anche attraverso una serie di azioni combinate, a partire dal fare rete con le istituzioni. In questa direzione, in Campania è stata intrapresa dal sindacato regionale l’iniziativa “Giornalisti minacciati mai più soli” condivisa anche dall’Ordine. Ma sono necessari altri due elementi: la “scorta mediatica”, proposta dal presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, perché non si spengano i riflettori anche su fatti di cronaca come questi,  non si ceda all’imposizione del silenzio e non si lascino soli i giornalisti minacciati; la reazione della gente, perché l’informazione è un bene comune, essenziale e in questi casi indignarsi è importante.


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