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Domenica di stragi, dall’Egitto alla Nigeria

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Quasi 150 morti, una strage. Il mondo è in fiamme, l’ultimo fine settimana è stato bagnato dal sangue in Egitto, in Turchia, in Somalia e in Nigeria. Senza considerare le vittime in Siria, dove i morti sono così tanti che non si riescono neppure più a contare. Un filo dell’odio che non accenna a spezzarsi.

Almeno 25 le vittime al Cairo davanti alla cattedrale copta di San Marco nel quartiere Al Abasiya. Un nuovo attacco doloroso contro la comunità cristiana egiziana. E il giorno prima avevano già perso la vita sei poliziotti in altri due attentati nella capitale.

La Turchia piange invece almeno 38 morti per l’esplosione di un’autobomba a Istanbul vicino alla Vodafone Arena, lo stadio del Beksitas. Istanbul. L’autobomba è esplosa circa due ore dopo la fine della partita con il Bursapor. Erano circa cinque mesi che non si verificavano grossi attentati a Istanbul, è il primo del dopo golpe. L’obiettivo era un autobus pieno di agenti che fino a quel momento avevano garantito la sicurezza nello stadio. Tra i possibili responsabili, secondo il sito Stratfor, Isis o gli estremisti curdi del Tak (Kurditsan Freedom Falcons), scissionisti del Pkk dal 2004.

L’attentato terroristico è avvenuto nello stesso giorno in cui il Parlamento ha iniziato a esaminare il pacchetto di riforme costituzionali che porteranno la Turchia a essere una Repubblica Presidenziale come vuole da sempre il presidente Erdogan.

Domenica di sangue anche in Africa. In Somalia, un camion bomba è esploso vicino all’entrata del porto di Mogadiscio, si registrano almeno 29 morti. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo militante al Shabaab, che intende ostacolare le elezioni parlamentari, scacciando le forze di pace dell’Unione Africana, rovesciare il governo e imporre la loro visione estremista dell’Islam sullo stato del Corno d’Africa.

L’attentato forse più doloroso è avvenuto in Nigeria dove due bambine di circa 7 o 8 anni sono state usate come bombe, facendosi esplodere in un mercato molto frequentato a Maiduguri, nel nord-est del Paese. L’attacco arriva a poche settimane dalla decisione del governo di Lagos di riaprire le strade che portano al mercato, dopo una chiusura di circa due anni dovuta a motivi di sicurezza. Le vittime sono state 57, i feriti 177, fra cui molti bambini. Non c’è da commentare, ma solo da piangere.


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