Continuiamo a chiedere verità per Giulio Regeni, cittadino e figlio del mondo

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L’omicidio di Giulio Regeni in salsa “servizi segreti” mi ha coinvolta fin dal principio. Molte volte mi dico che di non aver diritto di provare profonda angoscia e tristezza per la sua perdita. Non era mio fratello, non era un mio parente, o un mio amico, o un mio compaesano, o un mio collega universitario. Insomma, non lo conoscevo e non lo conosco affatto. So la sua formazione accademica, quante lingue parlava, il suo campo di ricerca. Ma non so nulla del Giulio Regeni “ragazzo”, non so il suo colore o piatto preferito, non so se tifasse una squadra di calcio o se amasse altri generi di sport. Eppure io e tanta altra gente comune come me siamo addolorati per la brutale sorte che gli è toccata. Ogni 25 del mese ricordiamo simbolicamente la sua scomparsa, ogni 3 ci ricordiamo che il suo corpo fu ritrovato Al Cairo, lungo il ciglio di una strada, il sangue misto alla sabbia. Il suo corpo usato come una lavagna umana.

Ora, a quasi undici mesi di distanza da quel 25 gennaio, la sua famiglia ha incontrato il procuratore egiziano Sadek che si sta occupando del caso, il quale ha rassicurato i genitori Paola e Claudio che l’Egitto ha tutta l’intenzione di andare fino in fondo alla scoperta della verità. Sadek ha anche informato durante il vertice a Roma con il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco che sono stati indagati i due poliziotti responsabili dell’uccisione di quella banda di criminali, che- secondo la polizia egiziana- sarebbe stata responsabile dell’uccisione del ricercatore italiano. Il segnale è molto chiaro: alla storia della rapina finita male e di ogni altra menzogna fornita dalla polizia e dal governo egiziano Sadek non ci crede più, unendosi così alla pressione dell’opinione pubblica internazionale, capitanata da Amnesty International. Perché non c’è solo l’Italia bella e informata a chiedere verità per Giulio Regeni: ci sono gli amici che Giulio ha conosciuto a Cambridge e al Cairo, le Ong egiziane che da anni denunciano la violazione dei diritti umani e le misteriose scomparse degli oppositori di Al-Sisi. Ma Sadek, a mio avviso, sta camminando su una sottile lastra di ghiaccio, perché ha apertamente fatto capire che la polizia è coinvolta con l’uccisione di Regeni, è coinvolta con le sue menzogne e con il continuo monitoraggio dei suoi spostamenti grazie anche alla partecipazione dei servizi segreti di Al-Sisi. Sappiamo quanto la polizia e i servizi segreti sappiano essere vendicativi quando si dichiara loro guerra aperta, ma sappiamo anche quanto Al-Sisi non voglia altra pubblicità negativa al suo governo- dittatura.

Quello che più mi amareggia è la patina di indifferenza che è stata avvolta attorno a Giulio Regeni da parte della politica europea ed italiana. Vengono stretti accordi commerciali dall’alto valore economico, frotte di turisti affluiscono nelle città egiziana di punta per godersi il Mar Rosso e le piramidi. Spesso penso che noi italiani siamo uniti solo quando c’è una partita di calcio o durante le Olimpiadi e che quando si tratta di essere uniti e supportare cause come la richiesta di verità per la barbara morte di un nostro connazionale, ecco che ci voltiamo dall’altra parte. E’ lodevole vedere tantissimi comuni e palazzi istituzionali mostrare lo striscione di Amnesty International con su scritto “Verità per Giulio Regeni”, ma manca uno sforzo concreto per fare pressione su Al-Sisi, per tirargli fuori nome e cognome dei torturatori e assassini del giovane friulano. Non basta aver richiamato in Italia il nostro ambasciatore, aver votato no all’ammissione dell’Egitto nel Consiglio ONU per i Diritti Umani,  perché sappiamo bene i tasti da toccare per giungere ad una vera svolta nelle indagini: economia (in particolare l’accordo stipulato dall’ENI col governo egiziano), turismo. Fin quando questi tasselli non saranno mossi nello scacchiere, la partita non sarà vinta.

Fiumicello sembrava una piccola capitale interculturale durante i funerali di Giulio Regeni. Amici e colleghi da ogni parte del mondo erano giunti a rendergli omaggio. Mi è bastato questo per conoscere il suo lato di cittadino e figlio del mondo, per sentirmi un po’ vicina a lui. Mi è bastato questo per capire che non rinuncerò alla lotta per ottenere verità per Giulio Regeni.

 

 


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