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Carcere e querele temerarie, Pietro Grasso ai giornalisti: «Vicino alle vostre battaglie, ma l’informazione sia responsabile»

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Dopo la presidente della Camera, anche il presidente del Senato richiama i cronisti «ad una maggiore cura e verifica delle fonti, magari evitando di sentirne solo una, con il rischio di prestarsi a giochi di sponda con il potere politico o economico».

«I temi della libertà di espressione, dell’abolizione del carcere per i cronisti, di un deciso freno alle querele temerarie e di una vicinanza personale e istituzionale ai tanti giornalisti minacciati sono da sempre prioritari per me». Con queste parole il presidente del Senato, Pietro Grasso, è tornato, in occasione del tradizionale incontro con i colleghi per gli auguri di fine anno, sulle questioni più volte sollevate negli ultimi giorni dalla Fnsi.

«Su queste comuni battaglie non ho mai mancato di far sentire il mio sostegno a Ossigeno per l’informazione, alla Federazione della Stampa, all’Ordine dei giornalisti e ad Articolo21, e continuerò a farlo», ha rilevato Pietro Grasso, sollecitato dal presidente dell’Associazione della stampa parlamentare, Sergio Amici.

Nel suo saluto, il responsabile dei giornalisti parlamentari aveva ricordato che, lungi da qualsiasi rivendicazione corporativa, «sarebbe assai grave se la legislatura dovesse concludersi senza che veda la luce la legge sulla diffamazione che prevede l’abolizione del carcere per i cronisti e il contenimento delle querele temerarie. Sappiamo di poter contare sulla sua sensibilità e attenzione, visto che ella ha recentemente ricordato che “nessun giornalista finisce effettivamente in carcere, ma anche solo subire una condanna di questo genere è profondamente lesivo della libertà di espressione, diritto universalmente riconosciuto”. Né può passare sotto silenzio che secondo i dati forniti dal ministero della Giustizia relativi al 2015, sono risultate infondate 5125 querele a carico dei giornalisti, circa il 90% del totale».

Il presidente del Senato ha poi richiamato «anche il mondo dell’informazione», che «come quello della politica soffre di un deficit di comprensione della realtà e di fiducia da parte dei cittadini», a dimostrare «maggiore responsabilità» e ha invitato «chi fa informazione ad una maggiore cura e verifica delle fonti, magari evitando di sentirne solo una, con il rischio di prestarsi a giochi di sponda con il potere politico od economico».

In tempi di post-verità e di notizie false, la seconda carica dello Stato si è quindi rivolta ai cittadini, specie i più giovani, rinnovando l’invito ad ampliare il loro panorama: «Non basta un solo giornale – ha ammonito Grasso – né un solo sito, non basta seguire i link che gli amici pubblicano sui social network, non basta un programma televisivo o qualche breve video su Youtube per capire la complessità del nostro Paese e del nostro mondo. Serve tutto questo, e molto di più».

Per questo è fondamentale il ruolo dell’informazione, che – nelle parole del presidente del Senato – deve aiutare i cittadini «ad assegnare a ciascuna fonte il suo peso, a capire di quali interessi sono portatori gli editori, a saper unire i puntini per sintetizzare il tutto in una opinione, finalmente, davvero informata».

Problema, quello delle “bufale” e del linguaggio dell’odio su web e social network, sul quale anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, si è soffermata ieri, nell’analogo incontro di saluto con la stampa parlamentare.

«Contro la disinformazione e le notizie false – aveva anticipato ai giornalisti presenti – sto per lanciare un appello ai cittadini italiani per la tutela del loro diritto a essere informati correttamente. Il tema deve essere portato all’attenzione del legislatore. Io sento la responsabilità di farlo in nome e per conto di tante persone che ne sono vittime».


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