Con un provvedimento arbitrario e pretestuoso, il 28 novembre l’Autorità per gli audiovisivi e le comunicazioni del Benin ha sospeso radio Soleil Fm e sei emittenti televisive: E-Télé, Sikka Tv, la Chrétienne Tv, Eden Tv, Unafrica Tv e La Béninoise. Ufficialmente, Soleil Fm, E-Télé ed Eden Tv sono state chiuse perché non avevano comunicato il cambio di sede; Sikka Tv, la Chrétienne tv, Unafrica Tv e la Béninoise perché trasmettevano senza autorizzazione. Possibile che le autorità dello stato dell’Africa occidentale si siano improvvisamente accorte di queste inadempienze e che queste fossero così gravi da richiedere un provvedimento amministrativo anziché il giudizio di un tribunale indipendente?
C’è qualcosa di strano. Soleil Fm e Sikka Tv, per esempio, sono di proprietà di Sébastien Ajavon, uomo d’affari ed ex candidato alla presidenza della repubblica. Esattamente un mese prima della chiusura delle sue emittenti, era stato interrogato dopo la misteriosa scoperta di 18 chili di cocaina in un pacco destinato alla sua società d’affari.
La costituzione del Benin riconosce e garantisce la libertà d’informazione e ne affida la protezione proprio all’Autorità per gli audiovisivi e le comunicazioni. Il presidente della repubblica ne nomina il presidente e gli altri nove membri. Nel 2015 il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha sollecitato riforme per garantire l’indipendenza e l’imparzialità di questo organismo.