BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

“Ad Aleppo sta morendo la civiltà”

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Ad Aleppo sta morendo la civiltà. Lo ha detto bene papa Francesco, poche ore prima di scrivere al presidente siriano, Bashar al Assad, per chiedergli fermamente il rispetto del diritto umanitario internazionale. All’Angelus di domenica 11 dicembre infatti il papa ha detto: “ Ogni giorno sono vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo. Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate… Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria.”

Poche ore dopo il papa è stato ancora più esplicito, chiedendo al presidente siriano il rispetto del diritto umanitario e l’accesso dei soccorsi umanitari. Ma il suo estremo tentativo non è riuscito a salvare Aleppo. Le notizie infatti si susseguono drammatiche, orribili, raccapriccianti, proprio da lunedì sera, quando i civili di Aleppo est sono venuti a trovarsi davanti a miliziani di mille provenienze, e tra i quali spiccano quelli del braccio armato di Hezbollah. E’ stato l’Onu a ricordare al presidente siriano e a quello russo che sono responsabili dei gravissimi fatti che si stanno consumando ad Aleppo. Le urla si accavallano e denunciano rastrellamenti, esecuzioni indiscriminate, stupri, addirittura in presenza dei figli delle donne violate e poi uccise. Tutte questo non può essere minuziosamente certificato, ma a tantissimi risulta tragicamente vero.

Ecco che in questo orripilante contesto, nel quale il destino di almeno 150mila persone appare in balia della furia e della vendetta, acquista un significato speciale, forse mondiale, di certo europeo, l’esposizione a Napoli della mostra “Nome in codice Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura.”  Giovedì 15 dicembre, alle 16.00, a Napoli nelle Sala delle Terrazze di Castel dell’Ovo, verrà infatti inaugurata l’esposizione di una selezione delle immagini scattate da Caesar, pseudonimo che protegge l’identità di un ex fotografo della polizia militare del regime siriano, il cui incarico, dal 2011, era quello di fotografare i corpi dei detenuti uccisi dalle torture nelle carceri siriane. Per due anni, Caesar ha fatto copie delle immagini su chiavette USB e nel 2013 ha disertato, portando con sé in Occidente le copie delle fotografie. Se tutte questo oggi appartiene certamente al passato, è anche il modo migliore per vedere e capire il presente. La ferocia delle esecuzioni di allora è infatti la migliore spiegazione di quanto accade oggi.

L’inaugurazione sarà preceduta, alle 10.30 di giovedì 15 dicembre, da un incontro con la stampa e gli studenti, in Via Mezzocannone n. 101. All’incontro interverranno l’Assessora alla Cultura ed al Turismo Nino Daniele,  l’ex prigioniero sopravvissuto alle torture Mazen Alhummada, Tina Marinari di Amnesty International, Claudio Silvestri della FNSI, Nino Santomartino della FOCSIV, il giornalista italo-siriano Fouad Roueiha, la Prof.ssa Daniela Pioppi, docente di Storia contemporanea dei Paesi Arabi all’Università Orientale, il Dott. Sami Haddad, esperto di Lingua Araba presso la stessa Università, Filomena Annunziata della FUCI e Chiara Cetrulo degli Studenti UniOr pro la Rivoluzione Siriana. Coordina Germano Monti, del Caesar Team Italia.
Dalle migliaia di immagini, ne sono state selezionate una trentina, che costituiscono la mostra, già esposta al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, al Memorial dell’Olocausto a Washington, al Parlamento Europeo di Strasburgo, a Westminster, a Parigi, Boston, Dublino e in molte altre città.
La magistratura francese, sulla base delle informazioni fornite da Caesar, ha aperto un procedimento per crimini contro l’umanità nei confronti del regime di Assad e iniziativa analoghe sono in corso in Spagna e in Germania, mentre il Congresso degli Stati Uniti ha appena votato una legge al riguardo. In Italia, le immagini di Caesar sono state esposte per la prima volta al MAXXI di Roma nell’ottobre scorso, ed ora approdano a Napoli. La mostra è promossa da Amnesty International, FNSI, Articolo 21, FOCSIV – Volontari nel mondo, Coordinamento delle Università del Mediterraneo – Unimed e Articolo 21, con la collaborazione della FUCI napoletana e degli Studenti UniOr pro Rivoluzione Siriana ed ha ottenuto il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Università Orientale.


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