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11° edizione del Tam Tam DigiFest. Fra Roma e a Viterbo

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“MOTORI DI RICERCA. I segreti perduti” è il tema della 11° edizione del Tam Tam DigiFest che quest’anno si svolge a Roma e a Viterbo, tra il teatro Manhattan, i Piramyd Studios e la sala Bic di Viterbo  con incontri, proiezioni, mostre e dibattiti con le scuole per un pubblico attento e curioso alle novità. Ma quali sono “i segreti perduti” che raccontiamo in questa nuova edizione della rassegna? Innanzitutto quelli degli stati nazionali nell’epoca di Internet, come dimostra la storia di Julian Assange in “Underground”. Poi quelli della privacy, raccontata in “Internet Own’s boy”, biopic su un altro controverso eroe del web, Aaron Scwartz. Poi ci sono segreti più nostrani, come quelli dell’Auditel, ormai svelati da tempo ma per ora senza grandi conseguenze. E ci sono quelli più inquietanti dei “pre-morti” immaginati da “Ghost cam”, la web serie rivelazione di quest’anno.

E c’è il metasegreto, quello dell’esistenza del cinema come forma autonoma di racconto, che viene indagato in  “Pervert Guide to Cinema” da Sophie Fiennes con gli interventi di Slavoj Zizek, in una esilarante passeggiata tra i significati psicanalitici della settima arte. Completano il programma di quest’anno la mostra di “cronaca a fumetti” di 3Dnews, l’inserto di TERRA che per primo ha lanciato l’idea di usare i “baloons” per fare cronaca, e la sezione “LA MEMORIA CORTA” con le anteprime di cinque cortometraggi.

Parliamo quindi di una rassegna ormai radicatasi nel territorio, con continuità d’azione e di rapporti con prestigiose associazioni come Articolo 21 e altre di prestigio recente ma indiscusso, come Linux Club di Roma associazione che ha collaborato con noi sul tema delle libertà digitali e quelle viterbesi Gioventù Protagonista e Alta Marea che curano a Viterbo l’organizzazione di questa 2a edizione laziale.

Il Tam Tam DigiFest è nato 11 anni fa da una convinzione: che l’informazione e la comunicazione sono un bene comune, che il loro corretto flusso è vitale per ogni forma di democrazia e una distorsione di questo flusso suscita naturalmente inquietudine e preoccupazione. Per questo, dedicare un Festival a questo tema ci è sembrato allora – e tanto più ci sembra oggi nella situazione in cui siamo – una necessità. Come rispondere a questa necessità? Cercando nelle occasioni di innovazione tecnologica (corti su Internet, film sui cellulari, digitale terrestre) il modo per alimentare quelle risorse creative della narrazione per immagini che il mondo del cinema tradizionale ormai non riesce più a soddisfare.

Quello che abbiamo fatto e che faremo, infatti, si sviluppa – come già negli anni scorsi – dentro le dinamiche di un cambiamento epocale in atto nel mondo del cinema, della narrazione per immagini, così profondo che non può ancora essere percepito in tutte le sue implicazioni. Ma che si può equiparare – per qualità e importanza – al passaggio dal cinema muto a quello sonoro, dalla Tv in bianco e nero a quella a colori. E’ il percorso che tramite le nuove tecnologie digitali, porterà “Il cinema fuori dai cinema”, inventando forme di narrazioni per immagini per i nuovi media.
Già adesso si può vedere un film o parti di esso con i cellulari, si può girare un film con gli Smartphone, è possibile assistere ad una proiezione trasmessa via satellite con una macchina in alta definizione, in cui la pellicola non c’è più. Forme che stanno cambiando profondamente i modi di produzione e i modi di percezione della narrazione per immagini. Non c’è da celebrare né da esorcizzare: c’è da capire cosa sta accadendo. Il nostro Festival indaga su questa nuovissima realtà, andando a riempire uno spazio ancora vuoto. Dove l’interazione con le tecnologie virtuali promette interessantissime ricadute sociali, turistiche  e occupazionali.


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