80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Se agli anziani #bastaunSì

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Che Matteo Renzi e le sue riforme raccolgano più consensi tra gli anziani che tra i giovani può sembrare paradossale. Ma come, si dirà, il “rottamatore” applaudito dai rottamati per definizione piuttosto che da chi sarebbe destinato a giovarsi della sua  spinta al cambiamento? Eppure è questo che dicono i sondaggi. Secondo uno dei più recenti, condotto da Eumetra Monterosa che sulla riforma costituzionale ha sondato 800 persone il due novembre scorso, sono orientati a votare Sì il 56 per cento  degli elettori tra i 55 e i 64 anni di età e addirittura il 66 per cento degli ultra sessantacinquenni. Mentre sarebbe decisamente per il No la maggior parte dei giovani sotto i 40, e non solo perché, indipendentemente dal merito delle riforme, sono loro i primi a sperimentare personalmente  la vanità delle promesse del premier. Il sondaggio rivela anche che più elevato è il livello di istruzione, più la riforma costituzionale è vista con ostilità o diffidenza. Il 78 per cento di chi ha una laurea o un titolo di studio post laurea si dice pronto a bocciare la riforma, contro il 22 per cento che intende approvarla. Si dichiara invece favorevole l’80 per cento di chi non ha un titolo di studio o ha fatto solamente le elementari.

Questo non vuol dire, ovviamente, che per apprezzare la riforma bisogna essere anziani e ignoranti. In definitiva, si tratta di sondaggi, genere non del tutto affidabile dopo l’elezione a sorpresa di Trump. Tuttavia si presta a interessanti considerazioni il fatto che il dato sull’età e sul titolo di studio  dei favorevoli e dei contrari alla riforma coincide con quello del pubblico dei telespettatori, in particolare della RAI e dei suoi telegiornali, che ha un’età media di sessant’anni. E’ infatti proprio su questo pubblico anziano che si esercita quotidianamente la pressione propagandistica a favore del governo e delle sue riforme. Mentre è indubbio che il web, frequentato oggi ancora soprattutto dai giovani, offre l’opportunità di un’informazione più pluralistica. Che la RAI sia sbilanciata a favore dei governi e dei partiti di maggioranza non è una novità, rappresenta al contrario una tradizione onoratissima prima da Berlusconi e poi dall’attuale presidente del consiglio, che ha provveduto a rafforzarla con la recente riforma. A poco sono serviti finora anche i non frequenti richiami dell’autorità delle comunicazioni. Ma il presunto servizio pubblico farà bene a darsi una regolata, se non vuole che con l’andare del tempo e l’invecchiamento dell’utenza si esaurisca anche la sua credibilità.

Fonte: “Nandocan”


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