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Rompere l’impunità. RSF: non archiviare l’inchiesta per la morte di Rocchelli e Mironov

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Stanno per essere archiviati i procedimenti giudiziari avviati in Francia e in Italia, dopo l’attacco che era stato vittima in Ucraina fotografo francese William Roguelon, il giornalista italiano Andrea Rocchelli e giornalista russo Andrei Mironov. Esistono ancora molti elementi che permetterebbero all’indagine di andare a buon fine. A pochi giorni dalla Giornata Mondiale per la fine dell’impunità per i crimini contro i giornalisti, RSF chiede alla giustizia francese di continuare la sua indagine per garantire che i colpevoli non restino impuniti.

Il 24 maggio 2014, il giornalista italiano Andrea Rocchelli e fotografo francese William Roguelon accompagnati dal giornalista russo e attivista dei diritti umani Andrei Mironov e dal loro autista, stavano realizzando un reportage sulla linea del fronte a sud di Sloviansk, Ucraina. Pochi minuti dopo il loro arrivo, sono stati presi di mira e bersagliati da colpi di mortaio. Rocchelli e Mironov sono morti all’istante, Roguelon, gravemente ferito alle gambe e in stato di shock, fu soccorso e rientrò in Francia dopo un lungo viaggio.

Dopo questi eventi terribili, la famiglia Rocchelli ha sporto denuncia in Italia, chiedendo di individuare gli autori di questo omicidio impunito. Un procedimento è stato avviato anche in Russia dalla famiglia Mironov. E nell’estate del 2015, soprattutto per sostenere la famiglia Rocchelli, William Roguelon ha presentato la sua denuncia contro ignoti per tentato omicidio alla polizia e poi come parte civile davanti a un magistrato a Bordeaux.

Va ricordato che, in base al diritto internazionale e alla Convenzione di Ginevra, i giornalisti sono civili, e colpirli è un crimine di guerra. I tre uomini, con esperienza, erano vestiti in abiti civili e viaggiano in taxi civili, avevano l’accredito, e prima dell’attacco avevano già superato dieci posti di blocco. La loro presenza era quindi nota, e non potevano in alcun modo essere confusi con militari o parti in conflitto.

Un attacco deliberato contro di loro costituisce quindi un crimine che non deve rimanere impunito.
Eppure, dopo due anni di procedimenti, le indagini in Francia e in Italia sono in fase di stallo e il caso è in procinto di essere archiviato. Se una vera e propria volontà di arrivare alla verità esiste in Italia, il procuratore di Pavia, che si sta occupando del caso, non ha elementi che gli consentano di fare passi avanti: non può fondare il caso sulle prove presentate dalle autorità ucraine, che non hanno condotto seriamente la loro indagine.

In Francia, al contrario, la giustizia sembra ritenere che Roguelon fosse nel posto sbagliato al momento sbagliato, conosceva i rischi, e dopo tutto è ancora vivo. Di conseguenza, il giudice istruttore di Bordeaux è in procinto di archiviare. Eppure Roguelon è in possesso di schegge di proiettili che le autorità francesi non hanno analizzato, molti testimoni non sono stati intervistati …

All’indomani del 2 novembre, data che, proprio su iniziativa della Francia, è stata dichiarata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite Giornata Internazionale per la fine dell’impunità per i crimini contro i giornalisti, con una risoluzione che esorta gli Stati membri ad adottare misure specifiche per combattere l’impunità, la Francia non può accontentarsi di un’indagine non conclusa.

“L’archiviazione da parte delle autorità francesi del fascicolo Roguelon sarebbe un segnale terribile per gli autori di crimini contro i giornalisti – ha dichiarato Paul Coppin, giurista di RSF – Invitiamo quindi le autorità giudiziarie di Bordeaux a non chiudere questo caso, a continuare l’inchiesta, per rispondere positivamente alla richiesta dell’avvocato di William Roguelon di condurre un nuovo ciclo di indagini, e collaborare con la giustizia italiana”.


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