La legge delega sull’inclusione è quasi pronta e gli addetti ai lavori fanno sentire la propria voce: un centinaio di docenti, studiosi ed esperti si sono riunti ieri, convocati da Fiaba e Fish, per discutere la riforma e stilare un documento da presentare al Miur. 10 proposte, dalla formazione alla tecnologia, dall’edilizia all’assistenza
17 novembre 2016
ROMA – Dieci proposte per riformare il sostegno e migliorare l’inclusione, mettendo mano a quella legge delega prevista dalla Buona scuola, che sarà pronta – ha annunciato il sottosegretario Faraone – entro la fine dell’anno: le hanno discusse ed elaborate ieri un centinaio di docenti, esperti e studiosi di pedagogia speciale e inclusione scolastica, convocati da Fiaba e Fish presso la fondazione Besso, a Roma, proprio per prendere in esame la bozza della riforma. Una riforma – lo ricordiamo – che prende spunto dalla proposta di Fish e Fand n. 2.444 del 2014, in gran parte accolta e ripresa dal Miur nella compilazione della legge delega.
Dieci i gruppi di lavoro in cui i partecipanti si sono divisi: ecco, in sintesi le rispettive proposte.
La formazione iniziale (1) dei docenti e quella in itinere (2). Oltre adaumentare il numero di crediti formativi riguardanti le didattiche inclusive, occorre condurre un’analisi preliminare dei bisogni educativi, su cui tarare appunto la formazione – iniziale e in itinere – di docenti e personale Ata. “A distanza di quarant’anni dalla prima emanazione delle Leggi – osserva il gruppo di lavoro – il ministero non ha prodotto alcuna ricerca in merito, limitandosi a rilevare il rapporto numerico tra insegnanti di sostegno e alunni con disabilità”.
I centri territoriali di supporto (3). Il gruppo di lavoro sui cosiddetti Cts propone la creazione di “una rete che sia in sinergia con tutti i fautori dell’inclusione a livello territoriale, senza però mandare in pensione l’importante esperienza dei Cts. La mancanza di un monitoraggio efficace a livello amministrativo, centrale e periferico, nei Cts (Centri territoriali di supporto), nei Cti (Centri territoriali per l’inclusione) e nelle singole scuole contribuisce a far retrocedere il processo inclusivo, proprio ora che la scuola deve poter trovare risposte adeguate alla crescente presenza di alunni differenti per provenienze linguistiche, geografiche, religiose e culturali”.
La tecnologia (4). Il gruppo di lavoro sulle tecnologie ha evidenziato la necessità di “abbattere gli ostacoli legati all’incompatibilità dei formati e alla mancanza di dialogo degli applicativi, stabilendo al contempo il conseguimento di una patente per le competenze informatiche minime da parte dei docenti di sostegno”.
La cattedra mista (5). Per quanto riguarda la figura dell’insegnante di sostegno, questo deve essere inteso come “facilitatore dei processi di inclusione e deve avere la possibilità di insegnare anche al di fuori delle sole classi dei ragazzi con disabilità attraverso il sistema della cosiddetta cattedra mista”.
Assistenza specialistica (6). Occorre “disciplinare, dal punto di vista giuridico, la posizione degli assistenti specialistici, assicurando, offerte formative adeguate e stabilizzando il personale”.
Docente ospedaliero (7).È necessario “eliminare la distinzione fra docente e docente ospedaliero, sebbene quest’ultimo debba avere una formazione adeguata, integrata da aggiornamenti periodici”.
Edilizia scolastica (8). Obiettivo fondamentale è “l’accessibilità totale in tutte le scuole del territorio italiano, attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche, sensoriali e culturali e la costruzione, o anche la ricostruzione, degli edifici scolastici tenendo conto di aspetti fondamentali, tra cui accessibilità e sicurezza”.
Comunicazione tra docenti curriculari e di sostegno (9). E’ necessario “organizzare la formazione dei docenti curricolari e di sostegno per uniformare il linguaggio e, di conseguenza, ottimizzare la comunicazione tra le due categorie”.
Sistematicità degli interventi (10). Tutti gli interventi previsti dalla riforma devono essere sistematici, capaci cioè di garantire “un’inclusione strutturale, che comprenda tutte le scuole, e che dia risposte metodiche e unificate sui temi della formazione, istituendo anche un complesso di valutazione dei risultati sul campo. La discontinuità didattica da più parti lamentata, che non risparmia neppure i docenti curricolari, è dovuta anche al diffuso malfunzionamento dell’amministrazione centrale e periferica”.
Il documento finale, che verrà reso noto nei prossimi giorni, sarà consegnato al Miur come proposta ufficiale di docenti, formatori ed esperti del settore, “affinché – concludono i promotori – la legge di prossima emanazione non perda l’occasione per rinnovare veramente la scuola, mettendo al centro l’inclusione”.