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Rai. Interazione, Allegria, Dinamismo non è una ricetta sufficiente

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Carlo Verdelli – Direttore Editoriale per l’offerta Giornalistica è stato assunto in RAI il 26/11/2015, chiamato da Antonio Campo dell’Orto diventato Direttore Generale della RAI il 6/08/2015. Come tutte le persone che vengono in RAI con un incarico dirigenziale Verdelli con il suo piano, a mio giudizio ha svolto una indagine sull’informazione del Servizio Pubblico, che serve prima di tutto a lui per capire in quale azienda complessa è stato chiamato e proporre una nuova organizzazione che pensa sia originale e mai pensata.

L’offerta informativa che la RAI offre quotidianamente è diffusa da circa 16 testate con incarichi di Direttore, Condirettore, Vice Direttore ecc… che agiscono in autonomia e non hanno nessun coordinamento editoriale – organizzativo, quindi la proposta di Verdelli è sicuramente di buon senso organizzativo. “Il piano segreto per salvare la RAI” è stato pubblicato dall’Espresso che è sempre molto attento a questi argomenti, e il sottoscritto che segue da oltre quaranta anni, i temi della comunicazione, pensa che farlo pervenire alla stampa, non è casuale, vi sono delle difficoltà,  delle resistenze, ad attuare questa diversa organizzazione dell’informazione RAI. In passato avere anticipazioni, più o meno riservate sui giornali,  è stato sempre un modo per aprire un dibattito e testare l’opinione dei partiti, del governo e di tutte le persone interessate a questo argomento per capire se la proposta ha consenso o viene bocciata.

Il progetto non presenta , a mio giudizio elementi di novità. La RAI nel 1972 aveva una  unica Direzione Centrale del Servizi Giornalistici, diretta dal Pier Paolo Gennarini (D.C.) Direttore di tutti i TG radiofonici e televisivi e l’informazione era fatta anche da inchieste sempre molto apprezzate realizzate da giornalisti che hanno fatto la storia della informazione televisiva della RAI. I giornalisti nel 1972 era circa 700 unità, i dipendenti erano circa 10.000 di cui circa 400 dirigenti; le reti non esistevano e le  varie direzioni erano divise per generi (Servizi Giornalistici radiofonici e televisivi- Spettacolo – Culturali – Programmi Radiofonici). Dalle indiscrezioni giornalistiche, possiamo pensare che la proposta Verdelli, ricalca l’organizzazione RAI degli anni settanta aggiornata ad oggi.

Con la riforma dl 1976 il Servizio Pubblico è stato diviso in Reti, Testate e Sedi Regionali e l’ influenza diretta dei partiti politici determinava le nomine delle varie reti e testate (la DC Rete uno e TG uno – PSI Rete due e TG 2 – P.C- Rete tre e TG3, la direzione delle sedi regionali era a “zebra” ovvero rispondeva alla direzione politica delle singole regioni). I dipendenti dalla riforma del 1976  fino ad oggi, sono stati quasi sempre circa tredicimila (di cui circa 400 dirigenti) e i giornalisti circa 1700 numeri simili a quelli di oggi.

L’informazione RAI è sicuramente la meno seguita nel foltissima offerta informativa delle altre televisioni e del Web; ormai  i fatti, in qualsiasi parte del mondo accadono ci vengono forniti in diretta. Il Servizio Pubblico, non ha operato un adeguamento di sintonia con il pubblico, propone una informazione paludata, ad esempio basta vedere il TG UNO quando conduce il giornalista Francesco Giorgino e si ha la certezza della distanza con gli ascoltatori e il calo di ascolti complessivo dell’informazione RAI Servizio Pubblico. L’ esperienza passata, ha dimostrato che la soluzione non è spostare il luogo di messa in onda dei telegiornali (Milano), questo fino ad oggi non ha modificato il rapporto con il pubblico.  Chi si occupa di televisione, da molti anni ha imparato che i professionisti che realizzano contenuti informativi multimediali, sono le persone che meglio di altri sono in grado di proporre cambiamenti efficaci.  La televisione è una macchina complessa e quasi sempre chi pensa a tavolino e non si è mai cimentato sul campo, non raggiunge lo scopo di miglioramento prefissato.

Nella RAI servizio pubblico vi sono delle eccellenti professionalità che da anni si cimentano su questi problemi, sanno benissimo che stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica digitale che ha modificato tutto il mondo della comunicazione. Per esempio la trasmissione REPORTER con Milena Gabanelli che dopo 20 ani passa il testimone a  Sigfrido Ranucci, sono stati e saranno un esempio insieme a tutta la redazione di come fare informazione e innovazione tecnologica, potrebbero essere degli ottimi consulenti per il Direttore Verdelli. Il futuro è sicuramente nella fruizione interattiva del mezzo comunicativo, raggiungere le situazioni particolari, le identità territoriali, mostrare le molte tradizioni italiane nell’era della globalizzazione (glocal) e avere la certezza che la televisione progressivamente si sta spostando verso  il web, quindi occorre modificare il modello organizzativo della realizzazione, sapendo che nel prossimo futuro  le reti di diffusione tradizionali saranno sostituite dalle reti a larga banda. Interazione, Allegria, Dinamismo non è una ricetta sufficiente , i cambiamenti avvengono per fertilizzazione tra le varie professionalità,  far lavorare insieme ingegneri informatici, creativi, giornalisti, per pensare una nuovo modello ideativo –produttivo, nuove architetture comunicative, in sintonia sia con il pubblico nativo digitale sia con le persone ancora  prigioniere del “Digital Divide”.


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