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New Journalism: dal telegrafo ai corsi di investigazione digitale

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Come scrive il grande giornalista inglese David Randall, i mestieranti dell’informazione devono lavorare oggi in un ambiente molto più strutturato, rispetto al recente passato, che li lega agli uffici redazionali e li allontana dalla strada e dalla gente. I tempi del giornalismo romantico, quelli del saper giocar a dadi con i propri interlocutori, delle occasioni amorose, delle memorabili bevute, dei proiettili sopra la testa, dell’eroismo sul fronte sono forse finiti; ciononostante, il fascino della professione rimane intatto come testimoniano le sempre più numerose flotte di aspiranti alle poltrone delle media company (in continua diminuzione, d’altra parte). Eppure il giornalismo ha ancora molto da raccontare, forse ancora più di ieri, a dispetto di coloro che lo considerano spacciato per gli effetti della rivoluzione digitale ancora in atto.

Se agli albori del giornalismo le possibilità di comunicazione e trasmissione erano a dir poco precarie – dalla corrispondenza per lettera, si passa molto lentamente al telegrafo e poi alla conversazione telefonica – ma, in compenso, era più facile accedere ai fatti in “carne ed ossa”, alle fonti di prim’ordine, agli interlocutori principali e le relazioni con le autorità forse erano più dirette e trasparenti, nell’epoca attuale potremmo affermare che la situazione si è ribaltata del tutto. La lotta con spin doctors, comunicatori e varie modalità di camuffamento e manipolazione delle realtà è più dura, ma gli strumenti di investigazione, grazie alle innovazioni tecnologiche connettive, infinitamente più potenti e raffinati. Nonostante si ritenga la professione in piena crisi, al giorno d’oggi c’è forse ancora più urgenza di un giornalismo di qualità e di approfondimento deciso a fronteggiare il bombardamento di dati, news, punti di vista, commenti, interpretazioni, comunicati, faziosità, distorsioni e versioni edulcorate, per cercare e trovare quello che i potentati, troppo spesso con la complicità dei media convenzionali, offuscano.

L’ultima frontiera del giornalismo d’inchiesta è, dunque, quella dell’investigazione digitale. Non a caso, su tutta la penisola si stanno diffondendo opportunità di assimilazione delle tecniche di investigazione su Internet e, in particolare, sui social network. Quasi tutte sono collegate alla Associazione di Giornalismo Investigativo che fa capo a Leonida Reitano, docente universitario specializzato nell’Osint e vincitore del premio “Best International Crime Report” grazie all’inchiesta “Toxic Europe” organizzato dal Premio Ilaria Alpi.
I prossimi corsi si terranno all’Envipark di Torino a fine novembre, con la collaborazione di Green Sistemi, realtà che “propone e promuove un nuovo stile di vita che rispetti l’uomo e l’ambiente, dove l’Information Technology, giochi un ruolo fondamentale per uno sviluppo sostenibile”. Secondo quanto ci spiega lo stesso Reitano, chi avrà seguito il corso di “Social Media Intelligence” riuscirà a analizzare in profondità qualsiasi profilo Facebook e svolgere un’analisi dettagliata di tutte le relazioni, interessi e attività dei soggetti investigati, a geolocalizzare in maniera diretta e indiretta gli utenti Twitter e Facebook, a analizzare le correlazioni tra individui e aziende o organizzazioni complesse, a verificare contenuti e informazioni presenti sui social network, a condurre estese ricerche sui principali social network. Il corso di “Holistic Counterintelligence” ha, invece, lo scopo di fornire una vasta panoramica sulle tecnologie e le apparecchiature per la counterintelligence informatica e ambientale offrendo una difesa “olistica” alle minacce possibili. Il concetto di difesa olistica passa attraverso un approccio integrato e sinergico di tecniche di sicurezza dei dati e di bonifica ambientale da microspie e segnalatori di ogni tipo attraverso un sistema di tecniche e di protocolli operativi che spiegano quali sono le dinamiche corrette da adottare nella gestione di informazioni delicate.

Insomma, gli strumenti ci sono. Anche standosene chiusi in redazione davanti a un pc per ore e ore, un po’ di fiuto e un po’ di tecnica possono permettere di sfornare ugualmente ottimi prodotti giornalistici di cui, ripetiamo, c’è sempre più urgenza in uno scenario globale dominato dalla propaganda, dal marketing, dalla comunicazione istituzionale e commerciale.


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