Adesso non scomodano più arguti scrivani pronti ad offrire per il ricordo del loro caro parole tratte da testi religiosi, da qualche anno il necrologio dedicato al capo mafia di Castelvetrano, Francesco Messina Denaro, nel giorno della sua morte, il 30 novembre, è accompagnato solo da un classico “i tuoi cari”, che poi non sarebbero altro che i figli Matteo, latitante dal 1993, Salvatore e Patrizia, in carcere da qualche tempo, Rosaria e Anna sposate rispettivamente a Filippo Guttadauro – in cella assieme al figlio, Francesco e al genero, Luca Bellomo – e Gaspare Como, anche lui nei guai con la giustizia. La vedova del boss, Lorenza Santangelo, ancora in vita sembra che, prima di un naturale decadimento per l’età avanzata, è poi quella che ha assunto una guida autoritaria della famiglia, la notte del 30 novembre del 1998 corse sul luogo dove una telefonata (?) anomima aveva indicato trovarsi il corpo del marito, morto di morte naturale in latitanza, portò un cappotto elegante e lo mise sui resti già sistemati e vestiti per la veglia, rivolgendo poche ma precise parole, non al defunto ma ai poliziotti presenti, “manco da morto sono riusciti a prenderti”. Il questore dell’epoca, Zannini Quirini vietò i funerali, ci fu una semplice cerimonia religiosa nella stanza mortuaria del cimitero di Castelvetrano, e i familiari del defunto furono rispettati dal prete che per nulla curandosi dell’imprudenza che stava compiendo salutò il boss morto dicendo che per lui c’era solo la giustizia divina e che quella degli uomini forse per lui non contava oramai nulla. E così ogni anno il Giornale di Sicilia dal 1999 pubblica un necrologio dedicato ad un capo mafia che fu sanguinario tanto quanto il figlio Matteo, ricercato per stragi e omicidi dal 1993. La giustizia umana non conta, lo pensava quel sacerdote e probabilmente non solo lui se ancora oggi nessuno del Giornale di Sicilia e della società che si occupa della pubblicazione dei necrologi mostra anche un minimo scrupolo sulla pubblicazione di un necrologio dedicato ad un boss feroce e violento. Questi necrologi non sono occasioni di mesto ricordo, ma sono ostentazione di potere, nessuno si oppone alla pubblicazione e nessuno almeno pubblicamente ha l’ardire di indignarsi. E’ la ostentazione di un potere che perdura e si perpetua, è certamente il ricordo dei familiari ma difficile non leggere che quel necrologio è il volto della nuova mafia che manda a dire di essere presente e onnipresente….tanto il giudizio non è degli uomini. Noi non la pensiamo così!