Era un uomo pieno di entusiasmo e di allegria, Mario Foglietti, e al tempo stesso un intellettuale raffinato, un professionista esigente e un giornalista rigoroso come pochi. Negli anni ’80 arrivò al TG1 dopo aver seguito Enzo Biagi in “Spot” e “Il fatto” e preceduto dalla fama di affermato regista e documentarista, che aveva realizzato titoli importanti nella storia televisiva della Rai, come “Un’ora con Luis Bunuel” e il reportage di due ore sul canale di Suez nel 1975, trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo. E aveva anche scritto il film di Dario Argento “Quattro mosche di velluto grigio” e fatto l’aiuto regista con Sergio Leone per “C’era una volta in America”.
Per il settimanale del TG1 “Tam tam”, nella stagione curata da Nino Criscenti, fece scoop memorabili, come quello con le immagini inedite degli archivi inglesi sul campo di concentramento di Bergen Belsen, poi curò con altri colleghi, fra i quali Paolo Giuntella, Enrico Mentana e Franco Porcarelli, il TG1 7 e infine il TGSette guidato da Romano Tamberlich. Era un autentico creativo, un art director ante litteram per i programmi giornalistici, e infatti quando ci serviva un’idea di montaggio per rendere più accattivante un servizio, magari di cronaca, si andava a cercare Mario, quasi sempre impegnato a visionare tonnellate di immagini girate da lui o di archivio.
Mario era un cultore della memoria, voleva che i giovani conoscessero il passato recente, quello che si poteva documentare con le immagini. Nel 1999, sull’onda dell’attesa per l’inizio del nuovo millennio, l’ONU organizzò una sessione di una settimana sul salvataggio degli archivi e il valore della memoria, dove la Rai presentò i suoi progetti per le teche (illustrammo la catalogazione multimediale del trasmesso, che avevamo appena cominciato) e propose per una proiezione un filmato di Foglietti trasmesso negli speciali del TG1, “Sul set del Novecento”. Erano i suoi ultimi lavori per la Rai, poi sarebbe andato a portare la sua esperienza nella sua terra d’origine gestendo il Teatro Politeama di Catanzaro.
Foglietti era un autentico e multiforme uomo di cultura con il dono dell’ironia, compresa l’autoironia, e di sé diceva di avere un grande difetto, la vanità. Ti farai notare anche dagli angeli, caro Mario.