Il tema della violenza sulle donne è troppo importante per non diventare un banco di prova per esprimere la piena cittadinanza delle donne e chiamare lo stato e le istituzioni a operare fattivamente perché siano garantiti i diritti di tutte le donne.
Quest’anno alcune associazioni di donne italiane hanno proposto di far seguire alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre un’altra occasione ad essa legata, ma distinta: la manifestazione nazionale “Non una di meno” che riprende lo slogan delle donne messicane. Nei documenti che la convocano l’occasione si configura, non tanto come una manifestazione contro la violenza sulle donne, ma piuttosto come una generale chiamata all’appello, CONTRO. I toni, il linguaggio, le argomentazioni che vanno dall’aborto alle banche, lo configurano come un testo di protesta che dice solo che le donne sono furiose ma non dà né un obiettivo, né un interlocutore, protesta e basta. Tutto quello che noi abbiamo voluto lasciare alle spalle per sempre nella manifestazione del 13 febbraio.
Noi non aderiamo perché pensiamo che, pur nelle sincere intenzioni di molte e di tante che andranno alla manifestazione, questo tipo di occasioni sono inutili perché non permettono di raggiungere nulla. Non solo, sono dannose perché ricacciano le donne nella insignificanza simbolica, fuori e contro, incapaci di progetto e di proposta, prive di cittadinanza. Il tema della violenza sulle donne è troppo importante per non diventare un banco di prova per esprimere la piena cittadinanza delle donne e chiamare lo stato e le istituzioni a operare fattivamente perché siano garantiti i diritti di tutte le donne.