La condizione del giornalismo non è buona in Uganda e c’è poca libertà di stampa perché la stampa è controllata”. Denuncia così, con il coraggio che contraddistingue la sua azione da attivista dei diritti umani nel suo paese, Francis Odongyoo, direttore esecutivo di Hurifo (Human Rights Focus) quel che accade nel paese africano. Francis è stato uno degli ospiti a Milano della sesta edizione dei Dialoghi sull’Africa organizzata dalla rivista Africa (bimestrale dei Padri Bianchi). Uno degli incontri , tutto dedicato all’Uganda, è stato gestito da Soleterre, ong italiana che si sta impegnando sulla difesa dei difensori dei diritti umani. E come ha spiegato Raffaele Masto, moderatore del focus ugandese, anche invitare questi attivisti all’estero significa proteggerli, significa indicare alle autorità locali che anche lontano dall’Africa c’è attenzione verso quel che accade.
E quel che accade in un paese apparentemente tranquillo e pacificato come l’Uganda non è rassicurante. Il presidente Museveni è in carica da 30 anni ed è improbabile lasci volontariamente l’incarico. E in questi ultimi anni sono state introdotte alcune terribili leggi, come quella sulla pornografia (ribattezzata anti-minigonna, con aggressioni a ragazze vestite con abiti occidentali) o anche quella contro l’omosessualità. Leggi poi emendate e ritirate ma che portano a violenze anche verso gli esponenti del movimento LGBT (quest’anno non si è potuto nemmeno tenere il Gay pride che fino allo scorso anno era organizzato, su terreni privati, lontani dalle grandi città e dai media).
Come ha ricordato Lorenzo Galeazzi de ilfattoquotidiano.it il ministro degli Affari etici ugandesi aveva spiegato che “i gay corrompono i bambini” e per questo la legge contro l’omosessualità -poi ritirata per le pressioni internazionali -prevedeva la pena di morte per l’omosessualità aggravata…
Lo stesso presidente Musuveni, ha ricordato Valentina Valfré di Soleterre, ha sostenuto che “l’omosessualità non appartiene a cultura africana ma è stata portata dai colonialisti per corrompere popolo africano”. Più che democrazia si deve quindi parlare di stabilocrazia ha spiegato John-Baptist Onama, ex bambino soldato in Uganda e ora docente universitario in Italia. Quella stabilocrazia che garantisce gli affaristi di tutto il mondo.
Ma chiudiamo ancora con Francis Odongyoo, attivista dei diritti umani che difende (anche) la libertà di stampa in Uganda: “I giornalisti sono controllati, non sono liberi di scrivere quel che vedono, ma solo quel che vuole il governo”. E racconta l’episodio di un giornalista che ha fotografato, durante la Festa del lavoro, dei poliziotti che spingevano l’auto (guasta) di un commissario del distretto. Una foto non gradita che ha causato una violenta aggressione contro il giornalista.
L’Uganda sarà anche un paese tranquillo. Ma non per tutti.