Il mondo dell’arte si occupa, a livelli sempre più importanti, di temi legati alle migrazioni, ai viaggi spesso disperati e pericolosi di profughi alla ricerca di terre accoglienti, di storie di integrazione trasversale o magari di rifiuto dell’accoglienza.
Argomenti non più al centro solo delle cronache e del dibattito politico e sociale ma anche del mondo della creatività che ne trae sempre più ispirazione, conme dimostra l’impegno di artisti di vario genere. Su tutti Ai Weiwei, animatore di diversi progetti e mostre fra cui quella attualmente in corso a Firenze. Ma ce ne sono molti altri, dall’italiano Gian Maria Tosatti al palestinese Abdul Rahman Katanani, recentemente ospite al Senato della Repubblica.
Proprio quest’ultimo ha recentemente vinto il “The prize of honour” alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea (FIAC) di Parigi.
L’artista – profugo ha anche partecipato, lo scorso ottobre, al Roma Artweek nell’ambito della rassegna ‘Electronic Art café’, curata da Umbretto Scrocca e con la partecipazione di Achille Bonito Oliva.
“Katanani, dopo il tour europeo, è tornato a Sabra, in Libano. per preparare la sua prima mostra personale che si terrà a fine Maggio in Italia al Marca (Museo delle Arti di Catanzaro) – racconta Elena Francia Gabriele, talent scout e curatrice degli eventi artistici dello scultore palestinese – Sarà un evento importante, che lo vedrà tra l’altro impegnato a creare la sua più grande installazione interattiva”.
Katanani il 22 settembre era stato protagonista di un’iniziativa a Palazzo Madama su diritti umani, buona informazione e arte. Il 33enne palestinese nonostante il successo delle sue sculture a livello internazionale, quotate e vendute anche da Christies, non ha mai voluto lasciare il campo profughi libanese in cui è nato e dove lavora e vive.
Le sue opere sono simbolo di conflitto, sofferenza, sopravvivenza, speranza e anelito alla libertà, fisica e spirituale, la sua arte è al servizio dei diritti umani,
Katanani ha esposto, sia da solo che in mostre collettive, in Francia, Belgio, Germania, Libano, Qatar, Malesia, Abu Dhabi.
Fino alla scorsa settimana era impegnato nell’esposizione internazionale “Jardin d’Orient” allestita presso l’Istituto del Mondo Arabo a Parigi e della Biennale di Anglete (La Littorale), curata da Paul Ardenne dove le sue istallazioni sono state definite dai critici presenti all’esposizione “giardini orientali fioriti nel deserto” e l’artista come “la sorpresa più lieta” della mostra.