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“La rivoluzione in onda”, in un documentario il giornalismo televisivo di Mauro Rostagno

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E’ custodita nel film documentario “La rivoluzione in onda” l’ultima vita di Mauro Rostagno, sociologo e giornalista ucciso a Trapani il 26 settembre del 1988. Il progetto curato dal regista Alberto Castiglione è stato realizzato in collaborazione con la Filmoteca Regionale Siciliana*. “E’ un lavoro nato con l’intenzione e la voglia di narrare l’esperienza del recupero dell’archivio di Radio Tele Cine, la tv in cui lavorò Mauro Rostagno – spiega Castiglione ad Articolo21 – e l’importanza che questo materiale ha avuto nella vicenda giudiziaria sul suo delitto”. All’interno, le interviste al magistrato Paolo Borsellino e all’intellettuale Leonardo Sciascia, le voci dei politici nei consigli comunali e i volti dei mafiosi in tribunale, i bambini che raccontano di una recita scolastica e i cittadini che protestano per la spazzatura abbandonata ai bordi delle strade. Settanta minuti di immagini e voci  che testimoniano un anno e mezzo di giornalismo televisivo, quotidiano, realizzato  fra il 1987 e il 1988 in provincia di Trapani.

Sociologo, intellettuale e giornalista torinese, Rostagno era stato leader del ’68, fondatore di Lotta Continua e del primo centro sociale italiano, “Macondo”, a Milano. Dopo un periodo in India, a metà degli anni ’80, era tornato in Sicilia, a Trapani, dove con l’amico Francesco Cardella e la compagna Chicca Roveri, aveva fondato una comunità di recupero per persone con difficoltà a vivere. Insieme ad alcuni ospiti di “Saman” e ad una giovane squadra di cronisti trapanesi Rostagno aveva dato vita alla stagione più incisiva di Rtc, portando sugli schermi una linea editoriale innovativa nel panorama radiotelevisivo trapanese di fine anni ‘80. Nei suoi editoriali e nei tg il giornalista faceva nomi e cognomi di mafiosi, corrotti e politici indagati, raccontava le inchieste giudiziarie e i delitti di Cosa nostra. Ma il suo non era soltanto un giornalismo di denuncia – come confermano i materiali raccolti da Castiglione nel documentario. I cronisti di Rtc con microfoni e telecamere entravano nel cuore della città, dal mercato alle piazze, e mandavano in onda i volti e le voci dei trapanesi. La tv si apriva al racconto delle piccole e grandi cronache della città, dava  parola ai cittadini, alla loro voglia di vivere, ai loro sogni e alle speranze per un futuro migliore.

Nei giorni successivi al delitto di Mauro Rostagno, l’archivio dei suoi lavori giornalistici non fu messo sotto sequestro. Tre cassette che il giornalista teneva sempre con sé negli ultimi mesi scomparvero e non furono più ritrovate. Lo scrittore trapanese Salvatore Mugno, nelle settimane successive al delitto, ebbe cura di recarsi negli studi di Rtc e trascrivere i principali interventi  televisivi di Rostagno (poi confluiti nel libro “Parole contro la mafia”). Per alcuni anni, colleghi e amici provarono a tenere in vita l’esperienza televisiva di Rtc. La tv chiuse i battenti nel 1992 e l’archivio fu rilevato ad un’asta fallimentare da una agenzia di pubblicità nata negli stessi locali della vecchia tv, nella frazione Nubia, comune di Paceco in provincia di Trapani. Sino alla metà degli anni duemila, all’ingresso del magazzino era esposta una delle storiche telecamere della tv, percorrendo il corridoio si incrociavano la stanza di Rostagno e la cabina di regia con la nota scenografia dei Tg. Infine, in un’altra stanza, le  numerose videocassette che oggi danno vita al documentario di Castiglione: in quegli anni erano state in gran parte sovrascritte e accatastate in numerosi scaffali.

Per decenni nessuno l’aveva più cercata quell’ultima vita di Mauro Rostagno, nascosta fra le saline, i mulini a vento e i tramonti sul mare. Poi, nel 2007 la sorella di Mauro, Carla Rostagno, insieme al regista Castiglione recuperò quell’archivio. Alcuni anni dopo le videocassette, digitalizzate, entrarono a far parte dei materiali probatori nel procedimento giudiziario per il delitto Rostagno. Come hanno scritto i giudici nella sentenza che ha condannato  in primo grado i boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara, il movente del delitto Rostagno è da collegarsi anche all’intensa attività giornalistica realizzata da Rostagno in provincia di Trapani. “Mi porto dentro – ha commentato dopo la sentenza Carla Rostagno – questo profondo senso di colpa di non aver cercato prima questo materiale, di aver creduto per anni di non averne diritto. Forse avremmo potuto avere ancora più prove, ancora più informazioni sul lavoro di Mauro. Non me lo perdono”. Un materiale, dunque, diventato centrale nel processo. Un procedimento giudiziario cui si è arrivati  dopo oltre vent’anni di indagini imprecise, dimenticanze, omissioni e depistaggi. Un patrimonio quello contenuto nell’archivio ritrovato che rimane un’ importante eredità  per cittadini e giornalisti perché – come spiega il regista Alberto Castiglione – “quello di Rostagno era un giornalismo che guardava alle persone, nasceva dalle persone, dal loro bisogno di avere voce”. “Rostagno a Trapani aveva portato con sé quell’approccio rivoluzionario alla vita – commenta – che aveva contraddistinto le sue precedenti esperienze, tutte incentrate sul tema della rivoluzione, intesa come scardinamento di assetti che spostavano l’equilibrio del vivere, dalle persone al potere. Mauro, nelle sue tante vite, aveva sempre provato a rivoluzionare continuamente questo equilibrio, invertendolo, spostandolo verso le persone, verso il potere alle persone, verso l’umanità”.“Nella sua esperienza a Rtc, Mauro – conclude Castiglione –  ha dimostrato l’importanza di non nascondersi dietro una redazione ma di metterci la faccia. E di farlo senza sentirsi eroi, né bersagli. Lui sapeva di correre un pericolo ma era pienamente consapevole della necessità di fare informazione. E l’ha fatta a costo della vita”.

*Dal 2015 l’archivio multimediale è consultabile grazie al Fondo istituito presso la Regione Siciliana. Maggiori informazioni sul video “La rivoluzione in onda”:Koine filmeRegione Siciliana. Il trailer del film documentario: https://www.youtube.com/watch?v=AtUZp7nkehw


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