Il Consiglio di Stato ha confermato il divieto di trasmettere in tv, come pubblicità progresso, il video “Dear Future Mom” in cui alcuni ragazzi con sindrome di Down spiegano ad una mamma in attesa come potrà essere la vita della figlia. Per i giudici il video può disturbare chi nelle stesse condizioni ha deciso di abortire. CoorDown: “Ci sarà ricorso, viene negata la libertà di espressione delle persone con sindrome di Down”
ROMA – Il video che mostra alcuni ragazzi con sindrome di Down che raccontano idealmente ad una donna in attesa di una bambina con sindrome di Down come potrà essere la vita della figlia non è un messaggio di interesse generale, può apparire ambiguo, non genera un’adesione spontanea e può disturbare le donne che in circostanze simili hanno abortito. Per questo, quel video non può essere trasmesso in tv. O più precisamente: è inopportuno che venga trasmesso come quella che in Italia chiameremmo una “pubblicità progresso”. Una decisione che secondo CoorDown è “un atto grave di censura” che nega il diritto di espressione delle persone con sindrome di Down.
Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato francese ha confermato la decisione presa due anni fa dal CSA (Consiglio Superiore per l’Audiovisione) di censurare il “corto” Dear Future Mom che CoorDown ha realizzato in occasione della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down nel 2014. Secondo il CSA francese lo spot “non può essere considerato come un messaggio d’interesse generale e la sua finalità può apparire ambigua e non suscitare un’adesione spontanea e consensuale”. Inoltre, l’Authority ritiene che il film possa “disturbare la coscienza delle donne che, nel rispetto della legge, hanno fatto scelte diverse di vita personale” e per questo ha deciso di far scattare il divieto di trasmetterlo nelle reti televisive francesi.
I TERMINI DELLA DECISIONE. Nel dettaglio, il CSA aveva deciso che il cortometraggio non potesse essere inserito all’interno delle fasce pubblicitarie: la sua intenzione, ricostruisce la decisione del Consiglio di Stato, non era quella di ostacolare la distribuzione del film, del quale si riconosceva il “contributo positivo alla lotta contro la stigmatizzazione delle persone con disabilità”, ma solo per sottolineare che il suo inserimento all’interno delle programmazioni pubblicitarie era “inappropriato”. Una decisione fondata sul fatto che il regolamento in vigore in Francia permette la messa in onda, insieme agli spazi pubblicitari, solo di messaggi di “interesse generale”. Secondo la CSA, “Cara futura mamma” non può essere definito tale, perché è suscettibile di disturbare le donne che abbiano fatto ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza: esso dunque può essere trasmesso in tv, ma non durante le pause pubblicitarie. La decisione della CSA era stata a suo tempo impugnata da singoli e associazioni: il Consiglio di Stato, con decisione resa pubblica il 10 novembre scorso, ha affermato da un lato di ritenere che la presentazione di una visione positiva della vita personale e sociale dei giovani con sindrome di Down ha un obiettivo di interesse generale, e tuttavia ha deliberato che la CSA, nell’esercizio del suo potere normativo, non ha commesso un errore di valutazione o di un errore di diritto nel dichiarare che la distribuzione del film in questione fosse inadeguata al contesto delle interruzioni pubblicitarie.
LA REAZIONE. Una decisione contro la quale i promotori dell’iniziativa hanno annunciato un ricorso. “Nelle intenzioni di CoorDown e dei partner internazionali che hanno collaborato alla realizzazione e diffusione del video – spiega il CoorDown in una nota – non c’era alcun intento di fare una campagna pro-life, ma la volontà di rispondere a una madre in attesa di una bimba con la sindrome di Down che aveva scritto una lettera all’associazione chiedendo come sarebbe potuto essere il futuro della figlia che aspettava. CoorDown aveva quindi deciso di dare la parola direttamente a giovani e ad adulti con sindrome di Down che, pur ammettendo le difficoltà della loro condizione, affermavano con determinazione che la loro è una vita degna e felice”.
“Il CSA – continua CoorDown – perde di vista il fatto che difendendo il diritto di scelta di alcune madri nega la libertà di espressione alle persone con sindrome di Down, una libertà sancita anche dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, in particolare agli articoli 8, 10 e 21. La decisione assunta dal Consiglio di Stato francese è un atto grave di censura che lede i diritti umani e l’immagine delle persone con sindrome di Down, che non solo hanno il diritto di essere felici, ma anche quello di esprimere il loro punto di vista ed essere ascoltati”.
L’intenzione di CoorDown, a questo punto, è quello di “ricorrere nelle sedi opportune contro questa decisione” e di chiedere il sostegno, nelle sedi istituzionali, del Governo italiano e del Presidente della Repubblica affinché i diritti sanciti nella Convenzione Onu siano applicati dagli Stati membri e non restino lettera morta. La Fondation Jérôme Lejeune, partner di CoorDown nel progetto, ha già annunciato l’intenzione di portare la questione alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Il CSA e il Consiglio di Stato hanno l’autorità di negare la diffusione del video sulle tv francesi, ma non la sua diffusione sul web. Dear Future Mom – che ha ottenuto consensi straordinari in tutto il mondo con oltre 7 milioni di visualizzazioni su YouTube e ben 6 leoni al Festival della Creatività di Cannes – continuerà quindi ad essere visto e condiviso in rete.