Esattamente come accadde per internet i social network avrebbero dovuto rappresentare il punto d’incontro di una connessione globale tra tutti gli individui, dove la parola d’ordine doveva essere la conoscenza.
Invece, oggi ci troviamo di fronte a un surrogato irreale del quotidiano, capace di influenzare la realtà delle cose e addirittura il futuro degli eventi. Oggi il divario tra virtuale e reale è così evidente che presto questa fusione di vite contaminate dalla sfacciata apparenza porterà inevitabilmente all’implosione dei social. Una discesa lenta, ma incontrovertibile che molti sociologi stanno già studiando nei dettagli. Prima tra tutti c’è Facebook con i suoi 1,8 miliardi di iscritti, la piattaforma per eccellenza in cui è particolarmente facile trasformare la propria vita in una vera e propria fiction, anche quando la realtà ricalca esattamente l’opposto. Se poi ci mettiamo quel pizzico di esibizionismo patologico, che non guasta mai in questo ambiente, allora diventa ancora più facile. Facebook probabilmente si potrebbe paragonare a un tiro di cocaina prima di scendere nella pista di una discoteca, dove l’energia sale all’inverosimile e ti fa sentire il padrone dell’universo in una condivisione totale con chi ti sta osservando. Una bipolarità pilotata dove i social network fanno da padroni in tutti i sensi. Perfino nei numeri degli amici e dei fan, visto che basta semplicemente mettere mano al portafoglio per allargare la propria cerchia, per aumentare i numeri dai quali però non avrai mai nessuna certezza. E’ un giro vizioso e vorticoso di affari di pubblicità e di sondaggi commerciali per far capire alle grandi multinazionali dove, come e quando ci muoviamo e soprattutto investire su cosa ci piace.
Insomma i social sono potentissimi strumenti di potere che ci tengono in pugno fino in fondo; fanno leva sul nostro bisogno di esserci e di comunicare e così finiscono per conoscere tutto di noi: i nostri spostamenti, ciò che ci piace e ci disgusta, le nostre riflessioni, i divertimenti, le scelte passate e future e soprattutto le nostre debolezze. Ed è proprio su quest’ultimo sentimento che i social traggono i propri vantaggi, perchè si sono così ben insinuati nella società moderna che privarsene sarebbe come uscire fuori dal mondo e perdere quella connessione di vita sociale che di sociale non ha mai avuto nulla.
Un progetto ben studiato che funziona, considerando l’omologazione dal pensiero unico di emulare una vita ostentata di fama e ricchezza, . Ma poi? Il castello di carta dei social reggerà alla consapevolezza dei suoi iscritti? All’espandersi di una coscienza diversa in tempi cupi a cui stiamo andando incontro?
L’opinione di molti combacia con il fatto che -proprio per le diversità sempre più evidenti – l’interesse degli utenti nei confronti dei social network diminuirà fino a far cessare del tutto questa macchina infernale della manipolazione. Chissà, forse si tornerà ai tempi cancellati dal logorio della vita moderna, magari stringendo nuovamente la mano davanti a una nuova conoscenza, oppure lasciandosi andare a una sana chiacchierata vis a vis, o semplicemente ritrovandosi attorno a un gruppo di persone per confrontarsi su qualsiasi argomento. Abitutdini che l’essere umano non ha mai dimenticato.
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