L’incontro, arrivato alla sua undicesima edizione, ha visto la partecipazione della delegazione Fnsi con il componente della segretaria Mattia Motta, con Riccardo Cavaliere, per l’Usigrai, e Francesco Bonaduce, praticante della scuola di giornalismo di Perugia.
«Come delegazione italiana abbiamo sottolineato l’importanza di garantire libertà di espressione laddove questa è messa a dura prova come in Turchia, con l’arresto di decine e decine di giornalisti sgraditi al governo turco», ha spiegato il segretario aggiunto Motta.
Tra i momenti più interessanti, l’incontro con la direttrice dell’ufficio stampa e informazione del ministero russo degli Affari Esteri, Maria Zakharova, che ha risposto alle domande di giornalisti e studenti in sala. Dura la sua posizione sulla direttiva anti-propaganda in esame al parlamento europeo. Il testo prevede che media come Russian Today siano accomunati a fonti di propaganda contro l’Unione Europea come l’Isis. «È un’aggressione diretta contro la Russia – ha detto Zakharova – fa comodo a tutti identificarci come nemico, ma non è giusto e mina le basi internazionali dei rapporti democratici». Riferendosi in particolare al sito internet Russia Today, Zakharova ha detto che chiuderlo sarebbe un colpo colossale alla libertà dei media.
«In generale – ha aggiunto Motta – è stata un’occasione di confronto tra giovani colleghi utile anche per capire le ricette che i paesi dell’Eurasia hanno messo in campo per governare le nuove frontiere dell’informazione digitale rispetto all’attendibilità delle fonti e all’autorevolezza della professione stessa, in un mercato del lavoro globale sempre più precario».
Apprezzato il contributo portato per l’Italia da Cavaliere relativo al lavoro nei Tgr della Rai sulla tutela delle minoranze attraverso l’esempio dell’Alto Adige. Nella rassegna di documentari che i partecipanti hanno portato all’Hermitage c’è stato spazio anche per un suo mini-documentario sulle specificità della provincia autonoma di Bolzano.
Durante la due giorni si è parlato spesso di Siria. Il fotografo “lealista” Hagop Vanesyan ha presentato le sue foto e invitato i presenti a partecipare al suo progetto “Syria with your own eyes”. «Quella in Siria non è una guerra civile. Noi stiamo combattendo il terrorismo e i giornalisti dovrebbero venire a vedere con i propri occhi», ha detto Vanesyan offrendosi di fare da guida ai presenti, invitati ad accreditarsi tramite il Governo di Assad, “l’unico lecito” secondo il fotoreporter.
Di tutt’altra opinione Raed Jaber, corrispondente del giornale Al Hayat. «Ammettere che quella in Siria sia una guerra civile non significa stare dalla parte del terrorismo. La nostra professione – ha detto – ci impone di raccontare i fatti per quello che sono».