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Contratto statali. Madia sbatte sullo “scoglio Brunetta” e prende tempo

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Gentile e Sorrentino (Cgil): non c’è certezza sulle risorse. Riparta la contrattazione anche nella scuola. Aumenti medi a regime di 85 euro lordi

Di Alessandro Cardulli

Le trattative fra  governo e sindacati per il rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti andavano a rilento. Ora, in vista del referendum la ministra Madia ha preso la rincorsa ma è andata a sbattere sugli scogli della legge che porta il nome di Brunetta. In  sintesi, poi vedremo meglio, definisce “la legge prima dei contratti”, un vulnus pesante, inaccettabile per i sindacati che ne hanno fatto un punto di “bandiera” del rinnovo tutelando un diritto dei lavoratori, una garanzia democratica. La ministra Madia nel frattempo prendeva tempo attendendo la legge di Bilancio, la manovra ora in discussione nelle aule del Parlamento, ovviamente sulla quale pende il voto di fiducia, per quantificare le disponibilità finanziarie, il quantum prevedibile per il rinnovo. Diventava “inutile” sedersi ad un tavolo senza conoscere i costi del contratto, o meglio le disponibilità di bilancio. Il fatto che il rinnovo del contratto per 3.200.000 dipendenti pubblici sia stato bloccato per sette anni, che i lavoratori hanno perso circa 132 euro al mese, che la Corte  costituzionale abbia ritenuto illegittimo il blocco della contrattazione a partire dal 2015 pur non “ordinando” la retroattività, si disse per non devastare il bilancio dello Stato, per la ministra Madia e il governo non contava niente. Non solo, mentre il confronto con le organizzazioni dei lavoratori latitava, da parte ministeriale venivano avanzate ipotesi riguardanti in particolare il salario, gli stipendi, da non prendere neppure in considerazione. Nel frattempo si facevano circolare “voci” sui possibili stanziamenti nel bilancio dello stato senza mai specificare  che riguardavano il rinnovo del contratto, e solo del contratto, non altre voci.

Dal ministero si fanno filtrare voci su un verbale d’intesa già pronto

Dopo la latitanza arriva la convocazione del tavolo. Da parte ministeriale ancor prima che le parti, le organizzazioni di categoria Cgil, Cisl, Uil e i ministeriali sedessero al tavolo si fanno filtrare “voci” secondo cui il contratto era cosa fatta. Stabiliti gli aumenti, d’accordo i sindacati, si firma un bel verbale d’intesa. Mettono il timbro non solo le organizzazioni di categoria ma anche, a celebrare la solennità dell’evento, i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil. Un bel colpo. Verrebbe da dire che il referendum è vicino e c’è chi preme per concludere, Renzi ovviamente per primo. Ovviamente i sindacati non possono certo sottrarsi al tavolo di trattativa, anche se fosse un giorno prima di elezioni. Ma qualche dubbio sulla “tempestività” ci sarà consentito. La notizia che viene data alle agenzie di stampa, infatti, è che non solo la trattativa è in corso ma sono stati già definiti gli aumenti contrattuali. Ovviamente non si parla del pregresso, del passato. Si racconta che al tavolo del confronto qualcuno ha detto che si guarda al futuro.

Lo stanziamento previsto è  insufficiente. Serve a coprire anche altre spese

Ma la gallina ha sfornato un uovo piccolo piccolo: 85 euro in media di aumento. La manovra finanziaria infatti mette a disposizione del nuovo contratto 1.480 miliardi per il 2017 e 1.930 miliardi per il 2018. Non solo si tratta di cifre “del tutto insufficienti” ma, “ vogliamo – dice Michele Gentile, responsabile settori pubblici della Cgil – la certezza che le risorse coprano davvero i due anni previsti. Questa certezza non c’è. La ministra Madia non è stata in grado di darcela”. E’ uno scoglio di non poca consistenza perché è noto che lo stanziamento previsto serve a coprire anche altre spese, gli 80 euro per le forze di polizia, le assunzioni previste nel settore, interventi in altri settori che non riguardano il contratto. “C’è ancora troppa incertezza sulle risorse – ribadisce il segretario della Fp Cgil, Serena Sorrentino – noi vogliamo un contratto vero e dignitoso”. Madia ha preso tempo. Deve consultarsi con la Ragioneria dello Stato, con il Ministero dell’Economia e finanza. Non può decidere da sola. Forse addirittura ci vuole un “consulto” di ministri, quando tutti sanno che quei miliardi devono essere spartiti su varie voci, oltre al contratto. Anche sul quantum  la “voce” fatta circolare dal ministero alle agenzie di stampa, non dice tutta la verità. Si parla di un aumento medio lordo di 85 euro, senza dire chiaro e tondo che questa cifra è a regime. Infatti per il 2016 sarà di 10 euro al mese, niente praticamente, arriverà a 40 nel 2017  e a 85 nel 2018.  Non solo: i sindacati hanno chiesto che l’aumento non sia inferiore a 85 euro. Madia parla di medio. Altro scoglio sul quale la navicella di Palazzo Vidoni rischia di andare a sbattere è la legge Brunetta, la “legge prima dei contratti”.

Gentile: vogliamo rimettere in moto la contrattazione

Sottolinea Michele Gentile che “occorre superare i tantissimi vincoli introdotti dalla legge Brunetta cui sono sottoposti la contrattazione nazionale e decentrata, le relazioni sindacali e la titolarità dei contratti su tutte le materie  di lavoro. Ovviamente – prosegue – questa nostra rivendicazione riguarda anche la scuola. Noi vogliamo rimettere in moto la contrattazione”. Madia ha cercato di cavarsela facendo presente che è possibile modificare le norme in vigore. C’è, ha detto, il “veicolo normativo”, cioè il testo unico del pubblico impiego che verrà presentato a febbraio. Già, ma un contratto non si firma al buio. Dice ancora Gentile che la “buona scuola” non è proprio il massimo e che anche in questo settore va superata la “Brunetta”. Madia non è in grado di dare una riposta. Così come non lo era stata sul reale “quantum” disponibile per il rinnovo contrattuale. La scuola è gestita da un altro ministro. Si deve consultare. Resta anche il problema della assunzione dei precari. L’incontro è stato sospeso. L’accordo non c’è.

La ministra avrebbe intenzione di convocare i “generali” Cgil, Cisl, Uil

Madia, forse, domani potrebbe convocare i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil. Il documento che ha presentato ai sindacati “dà concretezza al fatto che la riforma si fa insieme ai lavoratori pubblici con la messa a punto di obiettivi trasparenti e misurabili che aiutino a valorizzare i lavoratori” (i famosi incentivi? ndr). Conclude Gentile: “Non saremo certo noi  a metterci contro una buona ipotesi di accordo. Sarebbe un passo avanti per scrivere il contratto dopo sette anni di blocco e leggi che hanno umiliato la contrattazione. Ma queste condizioni non le abbiamo ancora viste, toccate con mano”. Mentre si svolgeva il confronto con i sindacati Cgil, Cisl, Uil sotto la sede del ministero manifestavano gli aderenti Usb, un presidio guardato a vista dalla polizia. Giudicano “gravissima” la loro esclusione dal tavolo. Parlano di un “contratto truffa”. Ma, in realtà, il contratto non c’è. Neppure una ipotesi di intesa.

Da jobsnews


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