Aberrante. La campagna referendaria a suon di offese

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Ha cominciato Renzi. Aberrante Rai, par condicio eliminata. Tre consiglieri chiedono la convocazione del Cda. Ne servono quattro e Maggioni se la può cavare. Istat: Siamo tutti felici

“Aberrante”: con questa parola, che ora è diventata di moda, qualche giorno fa in una intervista, si fa per dire, nel salotto di Bruno Vespa era stato definito il clima in cui si sta svolgendo la campagna elettorale. Siamo tanto d’accordo con il presidente emerito Napolitano che questa parola oggi pensiamo debba essere usata in primo luogo  a proposito dell’operato della Rai, di altre emittenti come quelle di Mediaset, dei media, grandi e piccoli schierati in modo aperto o subdolo per  il sì. Certo, chiariamo anche questo, non trasformerei mai il signore di Rignano in una scrofa ferita, fra l’altro molto più feroci sono i cinghiali feriti. Così come non oserei mai definire un gufo chi non la pensa come me. Eppure persone per bene, tutti coloro che hanno qualche capacità intellettuale, costituzionalisti, giuristi, personalità del mondo della cultura di provate esperienza e capacità, sono stati definiti “gufi”, portano male, quando li incontri dovresti fare gli scongiuri, stringere un cornetto rosso se lo hai a portata di mano. Così come l’aver fatto della parola “rottamazione” il credo politico indicando al popolo, con tanto di nome e cognome, coloro che devono essere rottamati. In pratica, tutti coloro che hanno avuto incarichi di governo, politici, prima di lui dovrebbero farsi da parte. Anche l’arroganza è un fatto aberrante. Quando uno, non facciamo nomi, si sente dire dal presidente del Consiglio, per caso anche segretario del Pd, di cui il tizio fa parte, che è per il “no” al referendum costituzionale perché non ha ottenuto la poltrona cui puntava. E su tutti i media trova scritto quanto Renzi Matteo afferma, come la dovrebbe prendere? Secondo noi è aberrante.

Al cda della Rai compete dare direttive a reti e testate

Torniamo all’inizio di questo articolo. La Rai è talmente aberrante che si permette di difendere il governatore della Campania, un tal De Luca, uomo dalle uova d’oro, quando dice che Rosy Bindi meriterebbe di essere ammazzata. Il Tg3 della notte con il conduttore Mannoni minimizza. Così fanno i suoi ospiti. E’ un modo di dire, “va’ a morì ammazzato, si usa a Roma”. Certo un episodio spiacevole, ma ci sono cose più importanti da discutere, come direbbe  Mannoni. Passiamo oltre a queste “cose”. La notizia ci è arrivata calda calda. Ci sono tre consiglieri di amministrazione della Rai che chiedono una seduta straordinaria del Consiglio di amministrazione. Pongono il problema di verificare l’effettivo rispetto della par condicio per quanto riguarda l’informazione e gli approfondimenti da parte del servizio pubblico in vista del referendum. Arturo Diaconale, Carlo Freccero, Giancarlo Mazzuca, certo non tre tupamaros, neppure rivoluzionari di professione, sottolineano, nella lettera inviata alla  presidente Monica Maggioni, che la responsabilità della applicazione delle norme sulla par condicio ricade in primo luogo proprio sul Cda Rai cui compete poi dare direttive a reti e testate. I tre firmatari affermano che ci sarebbero squilibri a favore del Sì al quesito referendario. “Il tema dell’informazione dedicata al referendum costituzionale impone a nostro parere la convocazione urgente di un cda prima del 4 dicembre –  si legge nella  lettera  – si tratta di una richiesta legata al ruolo strategico di Rai nel campo dell’informazione in base alla legge sulla par condicio che coinvolge la responsabilità di tutto il cda”.

La richiesta fa notizia solo per qualche ora. Lo stesso Freccero  fa sapere che l’appello non servirà a niente, l’appello cadrà nel nulla perché “per la richiesta c’è bisogno della firma di 4 consiglieri, e c’è stata una risposta negativa –  lo dico con tono molto amaro, sono molto sorpreso perché la nostra era una richiesta di conoscenza, e la reazione mi sembra una presa di posizione in favore di quello che sta avvenendo. Lo dico con sincerità, ero sicurissimo che Franco Siddi o Paolo Messa fossero in qualche modo a favore del nostro appello. Detto questo prendo atto di quello che è accaduto, spero in meglio per il futuro”. Prosegue Freccero: “Il punto è che ogni evento viene vissuto attraverso l’ottica del Sì, seconda cosa tutti i dati vengono letti in quella visione, ma soprattutto si confonde il tempo di parola con il tempo di notizia. Attraverso questo trucco, attraverso il tempo di notizia si riesce ad aggiustare i conti: se Matteo Salvini (segretario della Lega Nord, ndr) parla di migranti non si può contare nel tempo del No. Di conseguenza ci sono delle statistiche che sono totalmente sballate“.

L’ex segretario della Fnsi, ora consigliere in forza al Pd, non firma

Freccero era sicuro che Siddi e Messi aderissero alla richiesta. Il mondo è bello perché è vario, come si dice. Non conosciamo il chi è di Messa. Sappiamo che in passato è stato responsabile della comunicazione dell’Udc. Conosciamo invece Franco Siddi, segretario e presidente della Federazione della stampa, protagonista di tante iniziative per la libertà, il pluralismo dell’informazione, a partire dalla Rai. Certo se le firme erano quattro il Consiglio poteva discutere. Ma di fronte a tre consiglieri che sollevano un problema, che è stato portato anche alla attenzione del Presidente della Repubblica, carico di significati per il futuro del Paese, si poteva non nascondersi dietro i numeri necessari per la convocazione d’ufficio e riunire comunque i consiglieri, rispettando milioni di cittadini che pagano il canone e esigono, sì esigono, che il servizio pubblico dia una informazione corretta, espressione del pluralismo. Si poteva, si poteva, speriamo che la presidente lo convochi in via straordinaria. Renzi andrebbe su tutte le furie ed avrebbe chiamato a rapporto  il grande manager, Antonio Campo Dall’Orto che lui ha voluto alla testa dell’azienda insieme alla presidente Maggioni che di vita delle imprese mai si era occupata. Guai a chi gli tocca il suo gioiello, quella Rai che lo segue in giro per l’Italia e per il mondo, che ad ogni ora del giorno e della notte lo mostra mentre zompetta su qualche palco o parla alla radio. Un atto di coraggio da parte di chi gestisce il servizio pubblico radiotelevisivo sarebbe il benvenuto.

L’informazione dei  media. Retroscena e virgolette. Berlusca e Mediaset.

Aberrante  tutto questo ed aberrante l’informazione dei grandi media, La Repubblica a far da battistrada, specialista nel riportare fra virgolette dichiarazioni che non sono mai state fatte. I “retroscena” inventati di sana pianta. I direttori fanno sapere che intervisteranno uno per il sì e uno per il no: bene, bravi. Ma si dà il caso  che  insieme alle due interviste le pagine siano piene di renziani, i ministri sguizagliati in tutta Italia a nome del governo, dicono, ma parlano solo o quasi del referendum e di quanto sono bravi loro. L’ultimo retroscena in ordine di tempo riguarda Berlusconi. Il premier punta molto sul voto dei forzitalioti, spera nel loro sì. Lungi da noi difendere l’ ex cavaliere. Ma prendere spunto da una sua affermazione, Mediaset, Confalonieri e Doris, sono per il sì per paura di ritorsioni contro l’azienda, per far capire che in fondo in fondo anche il Berlusca si augura che vinca il sì, o perlomeno si augura che “una vittoria  di larga misura del no sarebbe addirittura dannosa. Grillo e Salvini ne uscirebbero come gli unici vincitori e noi (Mediaset, ndr) saremmo spazzati via assieme a Renzi”. Dove ha pronunciato l’ex cavaliere queste parole? Scrive Repubblica: “E’ lo scenario tratteggiato con i suoi fedelissimi”. Visto dal buco della serratura? Aberrante. Come la convocazione del Cda della Rai , sì, ma dopo il referendum, a babbo morto. Non  vuole essere da meno l’Istat che rende noto un sondaggio secondo cui gli italiani sono felici, gridolini di gioia, bene  il lavoro, la famiglia, gli stipendi, fiducia nel futuro. Non accadeva da cinque anni. Ma guarda caso proprio nel pieno della campagna elettorale. Anche perché tutti i sondaggi che riguardano cosa pensano gli italiani che di giorno in giorno vengono resi noti nei talk show tv e radio dicono il contrario.

Da jobsnews


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