“Quando si parla di Costituzione, occorre avere l’atteggiamento di rispetto di chi entra in una cattedrale” Inizia così, Walter Tocci, senatore PD dissidente del NO, l’incontro “Carta canta. La Costituzione a carte scoperte”, organizzato da alcuni cittadini per capire meglio la posta in gioco del referendum.
“Nella Carta c’è il patto che ci fa nazione, ma anche un preciso modello di società, che solo in parte abbiamo realizzato. Guardiamo per esempio, l’art. 36, quando prevede l’equilibrio della retribuzione con la dignità del lavoratore e la sua famiglia. Oggi, questo dettato è ampiamente disapplicato. Come molti altri articoli della Costituzione. E allora, penso che dovremmo prima applicarla per intero e poi – semmai – aggiornarla. Con interventi di rifinitura, non cambiando 47 articoli in una sola volta. Perché le Costituzioni si consolidano con l’applicazione, ma anche con la durata. Se negli Usa un politico si presentasse con l’idea di cambiare 47 articoli della Costituzione, verrebbe accompagnato fuori dagli infermieri.
“Si insiste molto sulla fine del bicameralismo, perché rallenta l’iter delle leggi. Non è vero. Le leggi che interessano, vanno molto veloci. E – spesso – sono le peggiori. Perché quando fai una cosa di cui non vuoi che si sappia troppo in giro, la fai velocemente. Il problema vero non è che facciamo poche leggi, ma che le facciamo male. La bassa qualità della classe politica, a cui io appartengo, si riflette sulla bassa qualità delle norme che facciamo. Spesso, accozzaglie di materie tra le più varie. E questo sarà un problema, se dovesse vincere il sì, perché la competenza tra le due camere – fissata dal pessimo e illeggibile art. 70 – si baserà anche sulla materia della legge. Che sarà impossibile definire, visto che in ogni progetto normativo vi sono molte materie mischiate. Questo provocherà continui contenziosi di attribuzione tra i due presidenti di Camera e Senato, che dovranno aspettare il giudizio della Corte di Cassazione, rallentando ancora più di oggi, i tempi di formazione delle leggi.
“Ogni articolo è mal scritto. Anche gli estensori lo ammettono, ma chiedono di andare avanti lo stesso, per non fermare il cambiamento. A prescindere dalla sua utilità. Io invece credo che quando un processo – anche in fase avanzata – si dimostri peggiorativo, occorra interromperlo, senza la preoccupazione di aver sprecato tempo. Meglio perdere tempo, che perdere gli equilibri di potere che la Carta garantisce. Perché queste modifiche porteranno un accentramento di potere inedito nel nostro paese. Non mi spaventa che una figura istituzionale abbia più potere, se vi sono dei contropoteri indipendenti che lo vigilano. Queste modifiche, invece, non solo danno più potere al premier, ma gli consentono di scegliersi i membri delle istituzioni che dovrebbero controllarlo.
Walter Tocci alla fine risponde alle tante domande dei presenti. Poi, uno gli chiede: ma allora perché continui a votare la fiducia a questo governo? “Mi piace soffrire”, dice sorridendo. Ma con un velo di amarezza.
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