Con il fallito colpo di stato in Turchia il presidente Tayyip Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi che dà al governo il potere di emanare decreti con forza di legge, saltando completamente il parlamento. Il primo ministro, Binali Yldirim, aveva assicurato che i decreti emergenziali avrebbero avuto come obiettivo solamente i cospiratori e che nessuna altra realtà sarebbe stata colpita in modo antidemocratico. Invece, negli ultimi due mesi decine di migliaia di lavoratori pubblici sono stati licenziati, compresi professori universitari che avevano firmato una dichiarazione per la pace. Personalità che sostengono la pace e la democrazia sono state arrestate e detenute. Nei municipi sono stati nominati dei commissari, specialmente nella regione curda. Inoltre, abusando il potere dei decreti emergenziali, il governo ha emanato regolamenti che minano il sistema di sicurezza di sicurezza sociale, prendendo a bersagli il diritto dei lavoratori alla pensione e alla retribuzione.
Tra i tanti media chiusi, 150 dal fallito colpo di stato a oggi, c’è anche il canale tv Hayatin Sesi Tv che dava voce alle lotte delle donne di tutto il mondo. Il canale era già stato messo sotto pressione con multe e avvertimenti dal Consiglio Supremo della Radio e Televisione (RTUK).
Il blackout è arrivato con una delibera emergenziale governativa. Le giornaliste di Hayatin Sesi TV ha continuato la radiodiffusione on-line e il 30 luglio 2016, l’Autorità delle Informazioni e della Tecnologie della Comunicazione ha bloccato il loro accesso on-line, di nuovo senza alcun preavviso. Semplicemente hanno bloccato e basta. Anche questo dimostra l’arbitrarietà degli atti statali.
Ecco l’appello lanciato dalle Commissioni pari opportunità di FNSI e Usigrai per sostenere le colleghe turche
“La voce delle donne non può essere fatta tacere”: lo chiedono con forza le giornaliste del canale televisivo Hayatin Sesi TV, vittime della repressione del presidente turco Erdogan che ha già portato in carcere 107 giornalisti e minaccia di arrestarne di altri 200.
Duemila e 300 giornalisti sono senza lavoro per la chiusura dei media dove erano impiegati.
Tra loro le colleghe di Hayatin Sesi Tv, canale oscurato dal regime turco assieme ad altri undici canali Tv e radio, dal 2008 impegnate in un programma (Ekmek ve Gul, Il Pane e le Rose) che dava voce alle lotte delle donne di tutto il mondo.
In occasione del convegno “No bavaglio sempre, comunque, dovunque”, organizzato oggi al Circolo della Stampa di Milano, le Commissioni Pari Opportunità di Fnsi e Usigrai, aderiscono all’appello alla solidarietà internazionale lanciato dalle giornaliste turche e lo rilanciano, invitando tutti a sottoscriverlo.
Messaggi di solidarietà possono essere spediti a ekmekvegul@evrensel.net
Potete inviare tweet menzionando Hayatın Sesi TV @hayatin_sesi ed Ekmek ve
Gül @ekmekvegul, usando gli hashtags #HayatinSesi e #EkmekveGul.
Per inviare lettere di protesta:
PM Binali Yıldırım: binali.yildirim@