Che a Taranto si muoia tanto e di cancro lo sanno tutti, perché a Taranto c’è Ilva e i suoi fumi ed i suoi veleni inquinano aria, terra e mare. E i cittadini di Taranto e provincia lo sanno. Lo leggono sui manifesti mortuari in cui c’è un’età sempre più bassa, ma il comune denominatore è…stroncato da un male incurabile… Incurabile è anche il cancro mentale di chi ancora usa la parola ambientalizzazione in termini Ilva, perché non si ambientalizza una fabbrica che cade a pezzi. Lo dicono i troppi incidenti mortali di cui raccontiamo le storie, l’aspetto di ruggine e ferrovecchio che traspare dalle zanzariere verdi, ora rosse di minerale, che circondano scioccamente parte della fabbrica ( di cui lo scopo ancora ignoriamo poiché non fermano certo il minerale che vola nell’aria nei win days e oltre). Lo dice la gente che respira a Taranto e sente l’odore di morte nei pressi Ilva, che diciamolo, non produce fiori, ma acciaio, facendo perdere allo stato milioni di euro, ma tanti…
Ma perché deve morire la città di Taranto, perché?
Il Presidente della Regione Puglia da un po’ fa sentire la sua voce che racconta di un attaccamento alla città spartana a cui sente di essere più vicino che mai. Egli stesso ha più volte chiesto chiarezza su come si muore in quella fabbrica per i troppi incidenti , e tuona chiarezza sul futuro della produzione che non può essere a tutti i costi e non può essere sulla pelle dei tarantini e dei suoi bambini.
Dopo una ricerca durata anni, sono stati presentati a Roma gli studi epidemiologi aggiornati su Taranto effettuati dal dott. Forastiere, che era già perito del GIP Patrizia Todisco. Questa ricerca sosterrebbe l’esistenza di un effetto causale di PM10 industriale sulla mortalità nell’area sottoposta allo studio.I dati e tutto lo studio sono stati presentati durante il congresso internazionale dell’ISEE, Old and new risks: challenges for environmental epidemiology, “Estimation of causal effects: industrial pollution and mortality in the Taranto area, Southern Italy”. Da questo e da altri studi su Taranto sono stati presentati emergerebbe presenza in eccesso di metalli pesanti nel cuoio capelluto e un eccesso di malattie renali, con dati che parlano di eccesso di malattie renali, +17% fra gli uomini, +8% fra le donne.
In questi giorni il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, con il direttore del Dipartimento Promozione della Salute Giovanni Gorgoni, il commissario AReS Giancarlo Ruscitti e il dirigente del Dipartimento di epidemiologia Regione Lazio Francesco Forastiere, ha presentato alla stampa lo Studio epidemiologico sugli effetti delle esposizioni ambientali sulla popolazione residente a Taranto, Massafra e Statte.
Queste le sue dichiarazioni:
“Oggi presentiamo dati molto rilevanti e ringrazio tutte le istituzioni coinvolte, a cominciare dalla Regione Lazio, per la collaborazione. Vorrei evitare qualsiasi eccesso di allarmismo, anche perché semmai il nostro problema riguarda la capacità straordinaria di sopportazione della città di Taranto rispetto a una situazione che dura dal 1960. Finalmente abbiamo la possibilità, in prosecuzione del lavoro svolto presso l’autorità giudiziaria di Taranto, di continuare a seguire ciò che sta accadendo. Non abbiamo dunque lasciato all’autorità giudiziaria in esclusiva il compito di accertare, ma abbiamo fatto il nostro dovere, ciò che era necessario fare all’interno di una funzione generale preventiva e di analisi dei dati relativi alla salute”.
Il Presidente ha poi continuato affermando che “Questi dati possono essere utili comunque la si pensi sull’attività di Ilva. Abbiamo soprattutto la possibilità di capire se esistono modalità compatibili di produzione con la salute umana. Alla Regione Puglia non spetta stabilire se l’attività debba proseguire o meno, ma abbiamo voluto comunque mettere a disposizione questo lavoro preziosissimo e unico nel suo genere”.
Per Emiliano impugnare dinanzi alla Corte costituzionale l’ultimo decreto Ilva. Inoltre il 10 ottobre a Taranto il Consiglio nazionale degli ingegneri è ciò che consentirà di approfondire l’opzione del proseguimento attività di Ilva con un sistema produttivo differente da quello attuale, perché senza questi dati, che aggiornano e migliorano quelli che già avevamo, si sarebbe potuto parlare sulla base di intuizioni, ma non su elementi oggettivi. Da oggi si può parlare, anche per il periodo successivo alle contestazioni del processo di Taranto, sulla base di informazioni scientificamente inoppugnabili.
“Il Presidente del Consiglio ha questo studio già da diversi giorni e adesso deve valutare cosa fare, essendo informato, e prendere le decisioni conseguenti. Non è una comunicazione come tutte le altre: questa è una comunicazione che ha effetto giuridico, da questo momento il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio hanno il dovere e il potere di adottare provvedimenti che servano, se in natura sono possibili, ad abbassare questi livelli di mortalità anomali, fuori scala” dichiara con fermezza il Governatore di Puglia, che in un sondaggio reso pubblico dalla trasmissione Piazza Pulita in onda su La7 risulta essere il primo in termini di soddisfazione tra i governatori del Paese.
“La prima cosa che abbiamo fatto nell’ambito delle competenze della Regione è stato realizzare questo Studio e trasmetterlo al governo. Il governo, laddove dovesse verificare delle situazioni anomale che determinano fattori letali per la popolazione ha l’obbligo giuridico di intervenire. Nel nostro ordinamento non impedire un evento che si ha l’obbligo di prevenire equivale a cagionarlo. Io non posso chiudere la fabbrica, non ho questo potere e non ce l’ha neanche più la magistratura perché sono intervenuti dei provvedimenti di legge che impediscono ai magistrati di agire come farebbero per qualunque altro impianto”.
“Altra cosa che possiamo fare come Regione è esaminare l’ipotesi di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale il decreto che impedisce alla magistratura di bloccare l’impianto, che secondo noi andrebbe bloccato alla luce di questi dati, fino a che non si sia in grado di funzionare senza pericolo. Perché se le curve di produttività corrispondono alle curve di mortalità, tertium non datum, la fabbrica va fermata o rallentata e vanno portati questi dati al minimo livello possibile. Noi, come Regione, continueremo a verificare questa corrispondenza tra mortalità e produttività”.
“Un’altra cosa che faremo, e la Regione ha titolo per farlo, è la revisione dell’Aia. Già da qualche giorno ho dato indicazione all’Avvocatura regionale di istruire la richiesta. Se l’Aia venisse revocata sulla base degli elementi presentati oggi, ancora una volta, la fabbrica non potrebbe proseguire l’attività. Terza cosa che la Regione ha già fatto, è proporre al Governo un sistema produttivo alternativo.
La Regione Puglia non vuole entrare nella discussione se questa fabbrica sia davvero o no strategica per l’economia nazionale, è un giudizio che spetta al governo. E quest’ultimo la ritiene strategica. Però la produzione di acciaio strategica può essere realizzata con mezzi produttivi diversi dall’attuale. E per questo abbiamo inviato lo scorso dicembre al Presidente del Consiglio una proposta che prevede una modalità di produrre acciaio che non determini fattori di mortalità. Siamo in attesa di una risposta che ancora non arriva”.
“Qualunque dirigente di pubblica amministrazione sa che se si dispone di dati che indicano una determinata procedura come fattore di mortalità e se si individua di un metodo diverso per fare la stessa cosa portando quei dati a zero, bisogna agire con rapidità. Siamo pronti a collaborare col Governo per agire con rapidità e limitare i danni. È incredibile che siano decorsi tre anni dall’impegno a lenire le emissioni attraverso “l’ambientalizzazione”, un termine che per me ormai non ha senso: la Corte costituzionale aveva detto che la costituzionalità del decreto era assicurata solo ed esclusivamente dal rispetto del termine prefissato, che non è stato rispettato ma prorogato”.
Il Governatore conclude dicendo che c’è una situazione giuridica gravissima rispetto alla quale l’intero Stato deve intervenire perché stiamo accumulando una serie di fattori di rischio giuridico di enorme portata. Il Presidente della Regione secondo il principio di leale collaborazione ha sottoposto questi dati al Governo. Ovviamente la collaborazione non può che avvenire attraverso una valutazione comune degli elementi. Se dopo più di un anno riuscissimo a fare almeno una riunione di lavoro con il Governo avente ad oggetto l’Ilva non sarebbe male. Perché purtroppo in una situazione così grave, non solo accumuliamo dati e analisi, ma non è ancora possibile avere un momento di confronto su dati di carattere oggettivo. Se il governo dovesse valutare che questo studio ha profili di irrilevanza e inconsistenza lo spiegherà, ma in questi casi il principio di precauzione prevede che l’autorità competente e che ne ha il potere, prenda i provvedimenti necessari che abbassino i fattori di rischio”.
Questi dati sono aggiornati al 2014, frutto del lavoro di un gruppo, la Regione Puglia, il dipartimento epidemiologico della Regione Lazio, l’Arpa, l’Ares, il Csa e il dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto, e dicono che i bambini con meno di 14 anni in alcuni quartieri di Taranto avranno un maggiore rischio di infezioni alle vie respiratorie tra il 49 e il 50 % .Il dirigente del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio, Francesco Forastiere, ha dichiarato che lo Studio è frutto di una collaborazione unica in Italia, e di questo c’è da essere orgogliosi
E’ un lavoro scientifico durato due anni di raccolta, valutazione e analisi dei dati relativi alla situazione di Taranto. Il rapporto è un lavoro collaborativo che ha origine dalla Regione Puglia e che ha visto la collaborazione con l’Istituto di Epidemiologia del Lazio insieme alle istituzioni regionali, e cioè d Asl Taranto, Ares e Arpa. È un lavoro complesso che ha messo insieme competenze ambientali e sanitarie e il risultato è un prodotto veramente unico nella realtà nazionale.
Abbiamo sempre detto che quello che sta succedendo in Puglia, e cioè la capacità di vedere il nesso tra ambiente e salute, è una particolarità di grande importanza.
E sempre il dott. Forastiere spiega che l’area di Taranto fosse molto studiata, anche attraverso lo studio Sentieri, lo sapevamo. La città presentava elementi critici e i risultati di Sentieri sono serviti per rivendicare una serie di azioni d prevenzione. Non sapevamo invece quanto fosse il differenziale di salute all’interno della stessa città. Un confronto quindi all’interno della stessa città. Questa è l’essenza dello studio. Uno studio che ha analizzato tre aree Taranto Statte e Massafra. Abbiamo voluto studiare gli effetti a lungo termine delle emissioni industriali per lo stato di vita, i ricoveri, l’incidenza per i tumori e la mortalità. Due indicatori ambientali, due cioè le caratteristiche delle emissioni industriali prese in esame, le polveri e l’anidride solforosa. Lo studio è stato reso possibile grazie a metodologie innovative messe a punto da Arpa Puglia. La Regione Puglia impugna dunque la legge salva-Ilva davanti alla consulta. Si fa sul serio stavolta.
La Giunta regionale, riunita in seduta straordinaria, ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge numero 151/2016 – che ha convertito l’ultimo decreto legge sull’Ilva – per lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore. La legge, nell’introdurre il comma 8.1 nell’articolo 1 del DL 191/2015, non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria o di altro titolo autorizzativo necessario per l’esercizio dell’impianto siderurgico del Gruppo Ilva di Taranto, attuando così una discriminazione totalmente irragionevole.
L’esclusione di qualunque strumento collaborativo con la Regione rende incostituzionale la disposizione impugnata.
Taranto e la fabbrica, una storia troppo lunga a cui porre fine in direzione della vita.
(Foto di Vincenzo Aiello)