Fra le nuove misure previste: unità investigative speciali, pubblici ministeri ad hoc e protocolli specifici per i crimini contro i giornalisti
From www.article19.com – L’associazione Article 19 ha espresso compiacimento per l’adozione, con voto unanime, della risoluzione A/HRC/27/L.7 sulla sicurezza dei giornalisti, approvata a Ginevra dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU, con il sostegno di oltre 90 Stati. La Risoluzione proposta da Austria, Brasile, Francia, Grecia, Marocco, Qatar, e Tunisia, propone misure concrete per mettere fine all’impunità per gli attacchi contro i giornalisti e gli operatori dei media.
“Questa Risoluzione rivolge una critica inequivocabile ai singoli Stati. Dice che nulla può giustificare il fatto che gli attacchi e gli omicidi di giornalisti e operatori dei media restino”, ha commentato Thomas Hughes, il direttore esecutivo di Article 19. “Nei paesi nei quali i giornalisti sono a rischio -ha aggiunto – gli Stati devono adottarere le procedure legali e politiche volte a porre fine all’impunità che sono enunciate nella risoluzione e attuarle senza indugio.”
La risoluzione condanna fermamente l’impunità per gli attacchi contro giornalisti e lavoratori dei media, identificata come una tra le cause principali della violenza ricorrente. Presentando la Risoluzione, l’ambasciatore Thomas Hajnoczi, rappresentante permanente dell’Austria presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha ricordato il triste fatto che “Almeno 50 giornalisti sono stati uccisi dall’inizio di quest’anno” e che secondo l’UNESCO vedi, “il 90% dei reati denunciati contro i giornalisti restano irrisolti”. Rispondendo a molte delle esigenze dei giornalisti negli Stati nei quali il tasso di impunità è alto, la Risoluzione fa raccomandazioni pratiche per fermare gli abusi. Queste misure comprendono:
- la promozione di un ambiente sicuro e favorevole per i giornalisti, nel quale possano svolgere il loro lavoro senza indebite interferenze;
- la garanzia di indagini imparziali, veloci, accurate, indipendenti ed efficaci, che portino alla giustizia le menti che sono dietro gli attacchi e che garantiscano alle vittime e alle loro famiglie accesso ai rimedi appropriati;
- l’istituzione di unità investigative speciali e di pubblici ministeri specializzati e l’adozione di protocolli specifici e di metodi d’indagine e azione penale, nonché lo svolgimento di corsi di formazione per gli attori chiave dei procedimenti investigativi e della pubblica accusa;
- la raccolta sistematica di dati per informare delle politiche sulla sicurezza dei giornalisti;
- Stabilire meccanismi di protezione, compresi i sistemi di risposta rapida e allerta precoce.
Queste raccomandazioni riflettono e danno peso a orientamenti esistenti in vari organismi delle Nazioni Unite, compresi i rapporti dell’ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Imani, il lavoro del Relatore speciale sulla libertà di opinione e di espressione e il piano d’azione sulla sicurezza dei giornalisti e il problema dell’impunità.
Cosa più importante, la risoluzione ricorda che i giornalisti e gli operatori dei media che seguono i conflitti armati dovrebbero essere considerati civili e tutelati in quanto tali e, a questo proposito, ricorda la Risoluzione 1738 (2006) del Consiglio di sicurezza.
Article 19 inoltre si compiace che la risoluzione riconosca la forte interrelazione tra i diritti alla libertà di espressione e alla privacy, riconoscendo la “particolare vulnerabilità dei giornalisti a diventare obiettivi di sorveglianza illegale o arbitraria e/o intercettazione di comunicazioni in violazione dei loro diritti alla privacy e alla libertà di espressione.
L’Associazione esorta il Consiglio dei diritti umani a costruire su tutto ciò, normativamente e praticamente, soprattutto in relazione alla tutela delle fonti dei giornalisti e agli informatori (whistle blowers). Allo stesso tempo, Article 19 esprime rammarico per il fatto che la Risoluzione non riesce a condannare l’abuso di normative restrittive, come le leggi sulla sicurezza nazionale e sulla diffamazione, per imprigionare, molestare e far tacere i giornalisti e i lavoratori dei media.
Durante i negoziati sul testo della Risoluzione, molti Stati, tra cui Olanda e Norvegia, e organizzazioni tra cui Article 19, hanno spinto affinché fossero riconosciute questa preoccupazione e per la necessità che gli Stati garantiscano che i loro quadri giuridici siano conformi al diritto internazionale.
È positivo che l’ambasciatore Hajnoczi abbia ribadito che l’Austria condivide queste preoccupazioni quando è stato introdotto il progetto di Risoluzione al Consiglio. Articolo 19 spera che questa sia un’indicazione per le future Risoluzioni sulla sicurezza dei giornalisti.
In un intervento pronunciato durante l’adozione della risoluzione sulla sicurezza dei giornalisti, la Federazione Russa ha evidenziato la difficile situazione dei giornalisti che seguono i conflitti armati in Ucraina, Siria e altrove. Articolo 19 condivide queste preoccupazioni, ma ricorda anche alla Federazione Russa la situazione di impunità per gli attacchi contro i giornalisti e gli operatori dei media in Russia e la necessità che il governo dia l’esempio per garantire la responsabilità per tali crimini. Per dimostrare il suo impegno, è stato chiesto alla Federazione Russa apertura del’inchiesta sull’omicidio del giornalista Akhmednabi Akhmednabiev.
Siamo soddisfatti che la risoluzione riconosca che l’impunità per gli attacchi contro i giornalisti rappresenta un problema globale che richiede una risposta globale dagli Stati, in particolare riguardo all’ invito rivolto agli Stati affinché affrontino questo problema attraverso il processo di revisione periodica universale (UPR).
Rispondendo alle preoccupazioni sollevate dall’UNESCO in un side event ospitato da Articolo 19, la Risoluzione chiede una più stretta cooperazione tra gli Stati e l’UNESCO su questo tema, in particolare nella raccolta e fornitura di informazioni sullo stato delle indagini per attacchi contro i giornalisti e gli operatori dei media. Attualmente, l’UNESCO riceve solo risposte al 43% delle richieste di informazioni richieste.
“Esorto gli Stati ad onorare gli impegni assunti durante il Consiglio dei Diritti Umani adottando questa risoluzione”, ha detto Hughes. “Mentre ci avviciniamo ala prima giornata internazionale per porre fine all’impunità per crimini contro i giornalisti, che ricorre il 2 novembre, gli Stati devono mostrino le misure concrete che attuano in base a questa risoluzione affinché tutte le persone possano impegnarsi nel lavoro giornalistico senza temere per la loro vita”, ha aggiunto Hughes.
ASP Traduzione: Pietro Cecioni