Non bastavano sette anni di indagini, processi e soprattutto sofferenze. Adesso su Stefano Cucchi si accanisce anche l’informazione. I lanci di agenzia si susseguono uno dopo l’altro, così come gli articoli che aprono le homepage dei principali giornali online. Accanto alla foto del corpo, si legge che quella di Stefano Cucchi è stata una “morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici”. Due righe presumono di sintetizzare correttamente la complessa relazione dei periti del gip. Esultano i sindacati di polizia, che suggeriscono alla sorella di Stefano di “chiedere scusa”. È esterrefatta invece, proprio Ilaria Cucchi.
Non è la perizia a lasciarla interdetta ma il comportamento delle donne e degli uomini che lavorano nel mondo dell’informazione: “Ho a che fare ogni giorno con i vostri colleghi” dice Ilaria ai giornalisti presenti nello studio di Politics, “ma sono rimasta basita del fatto che della perizia sia stata estratta solo una parte, così che sembrasse possibile scagionare da ogni accusa i carabinieri”.
L’intento di chi oggi si è occupato delle novità sul caso Cucchi, non era sicuramente quello di distorcere la notizia. Ma un risultato è stato ottenuto: generare grande confusione in chi leggeva e aveva il diritto di capire. La perizia è stata riportata in modo più che parziale e qualche lettore si sarà convinto del fatto che proprio nella perizia c’è scritto che a causare la morte del geometra romano sia stata l’epilessia e non le percosse ricevute. Anche a causa di questa confusione è stato chiesto alla sorella di Stefano, che intanto aveva prontamente reagito su Facebook, di intervenire durante il programma di Semprini.
Ancora una volta, accompagnata dal legale Fabio Anselmo, ha dovuto esporsi Ilaria Cucchi per spiegare, purtroppo soprattutto ai giornalisti, che non avevano svolto il loro compito fino in fondo. Che si erano accontentati di quelle poche righe, senza capire fino in fondo cosa fosse veramente scritto nella perizia. “Lo leggo scritto nero su bianco. Finalmente dopo sette anni si riconoscono quelle duplici fratture sulla colonna vertebrale di mio fratello” ha detto Ilaria. “Stefano Cucchi è morto per le botte che ha preso. E non è stato curato. È una morte cardiaca su cui hanno influito le sue condizioni, insieme agli effetti analgesici. È una morte per epilessia di una persona che è stata gravemente picchiata”. In questa perizia l’unica cosa scientificamente provata sono proprio le lesioni alla colonna vertebrale di Stefano, mentre quella dell’epilessia è un’ipotesi probabile che non allevia il dolore delle percosse. Perché l’attacco epilettico che ha spento il cuore di questo giovane non è scollegato dalle botte.
Così Ilaria Cucchi è stata costretta ancora una volta, a svolgere un ruolo che non le spetta: da sette lunghi anni è parte civile in questo processo ed è una delle persone più vicine a Stefano nella vita e nella morte. Non è super partes come dovrebbe essere chi fa informazione. Non è Ilaria a dover spiegare come siano andate le cose perché per questo esistono i giudici e anche i giornalisti.
“Quanto, ancora, sarà difficile percorrere questa strada? Anche di fronte alle evidenze, alle prove schiaccianti portate dai dottori Pignatone e Musarò?” ha detto Ilaria in un sospiro esasperato ma ferma e solida come sempre. “Credo che le scuse non sia io a doverle fare” continua riferendosi al sindacato di polizia “perché è Stefano l’unico a cui bisogna chiedere scusa”.
Sì Stefano, ancora una volta, scusa.