Dei 33 convogli umanitari diretti in Siria per aiutare la popolazione da anni sotto il fuoco degli scontri tra governo, ribelli e forze provenienti da mezzo mondo, solo sei sono arrivati a destinazione. A dichiararlo sono state le Nazioni Unite.
Di Alessandro Mauceri
Durissimo il commento di Helena Fraser, funzionario dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), che ha definito gli effetti del conflitto “scioccanti” e “catastrofici”, anche riferendosi ai continui attacchi alle strutture mediche. Proprio in questi giorni è stato bombardato il più grande ospedale di Aleppo. Secondo quanto riportato da alcuni testimoni contro lì ospedale sarebbero state adoperato le cosiddette “bombe barile”, un tipo di bomba artigianale spesso usata dalle forze del regime di Assad.
Nonostante la tregua di pochi giorni fa, che non ha avuto alcun risultato, la situazione è tale che da diversi mesi, neanche i caschi blu dell’ONU riescono ad accedere a molte zone della città. Solo il mese scorso, il governo siriano, durante il cessate il fuoco concordato (e non rispettato), ha acconsentito all’ingresso in città dei convogli umanitari delle Nazioni Unite e dei partner: uno di questi è stato attaccato (in situazioni ancora poco chiare) e solo pochi sono riusciti a giungere a destinazione.
Non è la prima volta che i convogli di aiuti umanitari delle Nazioni Unite subiscono attacchi simili: secondo Peter Maurer, presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, si tratta di una“violazione flagrante del diritto internazionale umanitario, che è totalmente inaccettabile. Il fatto di non rispettare e proteggere i lavoratori umanitari e le loro strutture può avere ripercussioni per le attività umanitarie in corso nel Paese, per cui milioni di persone resteranno senza aiuti essenziali per la sopravvivenza”.
In un’intervista, Andrea Iacomini, portavoce del Comitato Italiano per il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), ha parlato di 4,5 milioni di siriani che vivono in condizioni disperate, senza alimenti né medicine. E circa la metà di questi sono bambini. “Solo ad Aleppo ci sono 300mila persone sotto assedio dallo scorso luglio. Sono in zone dove è difficile arrivare con gli aiuti. Centoventimila sono bambini. Mentre ad ovest di Aleppo c’è il dialogo, ad est non si può entrare”, ha detto Iacomini. “Un convoglio che portava aiuti per 78mila persone – ha aggiunto – è stato colpito in un atto considerato crimine di guerra. Portava alimenti, medicine, vaccini e acqua, per affrontare la malnutrizione e il rischio di malattie. Ci sono 300mila vite in pericolo”.
Quella in Siria è probabilmente la più grande emergenza umanitaria che le Nazioni Unite stanno cercando di fronteggiare. Ad oggi, grazie all’Onu, circa 1,7 milioni di rifugiati hanno ricevuto assistenza alimentare, 35mila bambini educazione e 400mila persone sono state accolte in rifugi temporanei. Ma gli effetti della guerra in Siria sono ben più gravi: i bambini colpiti dalla guerra sono circa otto milioni e molti di loro sono così giovani da non poter ricordare altro che scontri a fuoco, bombardamenti e vita nei campi profughi. Sono circa 2,4 milioni i bambini rifugiati in Turchia, Libano, Giordano, Irak ed Egitto. In attesa di vedere scritta la parola fine su una guerra che non hanno voluto e che, alla fine, non lascerà altro che povertà e distruzione.