Quando hai sete fino a perdere la lucidità, bevi pure l’acqua salata, anche se sai che non ti disseterà. Anzi peggiorerà le cose. Questo mi sembra lo stato d’animo di chi ha sete di cambiamento e vuole votare sì al referendum, “perché almeno cambia qualcosa”. C’è una disperazione composta in questo approccio, una pulsione che scavalca la ragione, un panico da immobilismo che supera la valutazione del dopo. “Intanto cambiamo, poi vediamo che succede” dicono quelli che pensano che il referendum sia una terapia anti-stress. E invece domenica 4 Dicembre si decide di potere. Ci vuole un attimo a cederlo e una rivoluzione per riprenderselo. La sovranità se la presti per prova, la perdi per sempre.