Il presidente russo Vladimir Putin ha presentato alla Camera Bassa del Parlamento un disegno di legge per rompere l’accordo tra Russia e Stati Uniti per lo smaltimento delle armi in plutonio (sostanza di cui sono fatte le testate nucleari). In precedenza, la Russia aveva accusato gli Stati Uniti di essersi rifiutati di condividere l’eliminazione delle proprie scorte di plutonio. La Russia ha quindi seguito l’esempio americano e ha sospeso l’ormai unilaterale smaltimento del plutonio.
Il testo del disegno di legge presentato alla Camera Bassa del Parlamento russo contiene i seguenti termini, per i quali la Russia sarebbe pronta a tornare sull’accordo riguardante il plutonio:
1) ridurre il numero di truppe e di infrastrutture militari della NATO in Europa orientale;
2) annullare il “Magnitsky Act” (dal 2012) e la legge sul sostegno della libertà in Ucraina (dal 2014);
3) annullare tutte le sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia, contro le aziende ed i cittadini russi;
4) compensare i danni subiti dalla Russia a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, e compensare i danni causati dalle contro-sanzioni che la Russia era stata costretta a presentare in risposta agli Stati Uniti;
5) presentazione, da parte degli Stati Uniti, di un piano chiaro per l’eliminazione irreversibile del plutonio.
Solo la quinta condizione è direttamente legata al problema del plutonio. Il resto si riferisce ad una vasta gamma di situazioni militari e di sicurezza politica ed economica, associate all’approccio della NATO ai confini della Russia, ed al sostegno al governo offensivo dell’Ucraina. Infatti, a Mosca non era stata nascosta l’ansia per l’avvicinamento delle truppe e delle infrastrutture della NATO ai confini della Russia.
L’Unione Sovietica aveva accettato la riunificazione della Germania ed il ritiro delle sue truppe dai Paesi del blocco orientale, a condizione del rifiuto, da parte della NATO, di espandersi ad est. Ora, quindi, la Russia non crede più alle promesse a vuoto, e vuole garanzie di sicurezza da parte della NATO. Mosca, irritata dal fatto che la NATO stia creando nuove divisioni nei Paesi limitrofi, pare considerare la NATO il nemico numero uno della Russia, anche se la Russia sembra ormai pronto ad accettare l’eventuale ingresso nella NATO dell’Ucraina e della Georgia.
Gli Stati Uniti ed i loro alleati europei hanno appoggiato il rovesciamento del governo legittimo in Ucraina nel 2014, che ha portato ad una guerra civile sul territorio ucraino in prossimità dei confini russi. Le conseguenti sanzioni contro la Russia, applicate in seguito a questi eventi, hanno danneggiato l’economia russa e le esportazioni dei Paesi europei, tra cui l’Italia, ma non l’economia degli Stati Uniti: alcuni giornali, tra cui lo Spiegel tedesco, hanno infatti riportato che le aziende statunitensi continuano, all’occorrenza, a commerciare con la Russia.
In Russia vi sono sufficienti ragioni per non fidarsi degli americani. Tuttavia Putin, noto per la sua freddezza e pazienza, aveva sempre tollerato le accuse americane ed ucraine. Il 3 ottobre, invece, con la proposta del disegno di legge riguardo al plutonio, pare avere intrapreso un’altra strada. Anche se le ragioni non sono chiare, si possono avanzare delle ipotesi, come quella dell’aggravarsi del conflitto russo-americano in Siria. Oppure, Mosca può aver deciso di sfruttare la situazione di confusione nel clima politico degli Stati Uniti alla soglia delle elezioni presidenziali — elezioni che si presagiscono essere tra le più turbolente della storia recente del Paese.
Silvia Vittoria Missotti
Fonte: L’Opinione Pubblica