BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Obama interferisce pesantemente nel dibattito politico italiano, sostiene Renzi e chiede i voti degli italoamericani.

0 0

Di Pino Salerno

Dicono le cronache, e racconta chi c’era, che il presidente Usa Barack Obama ha citato il poeta Virgilio per celebrare la “profonda amicizia” con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, e dettare un vero e proprio endorsement nei confronti del governo italiano, delle riforme e del referendum costituzionale, in quella che è stata chiamata “ultima cena” alla Casa Bianca, culmine della visita del premier italiano. All’evento nella capitale americana, allestito ieri sera sotto una tenda nel prato sud tra candelabri, cristalli e decorazioni floreali autunnali, Obama ha brindato alla “alleanza duratura” tra Stati Uniti e Italia, consegnando ai circa 500 ospiti in abiti lunghi e smoking un messaggio per il futuro. “Voglio proporre un brindisi all’alleanza duratura tra gli Stati Uniti e l’Italia, ai nostri amici Matteo e Agnese e alla amicizia tra gli americani e gli italiani alla ricerca di un mondo che possiamo costruire per le generazioni future. Possiamo essere sempre audaci e che la fortuna ci sorrida. Salute”, ha brindato Obama, parlando a personalità italiane e americane di politica, economia, spettacolo, sport e moda, tra i quali lo stilista Giorgio Armani, l’attore italoamericano John Turturro e il presidente di Fiat Chrysler Automobiles John Elkann. Ricordando la sua visita al Colosseo nel marzo 2014, Obama ha detto di aver notato mentre camminava tra le rovine millenarie “che siamo sulla terra solo per un breve momento”. “Gli alti e bassi della politica, i successi e le delusioni sono cose che vanno via velocemente. Quel che importa alla fine sono le cose che abbiamo costruito, quelle che lasciamo dietro di noi, che restano dopo che siamo andati via. Come il poeta Virgilio ci ricordava, la fortuna premia gli audaci”, ha detto Obama. Il presidente ha elogiato ancora Renzi come leader “giovane” e dinamico per il futuro dell’Italia e dell’Europa. “Mi fa sentire vecchio, quando ero arrivato qui ero giovane, ora il giovane è lui – ha detto Obama – rappresenta l’energia e l’ottimismo, la visione e i valori che possono portare l’Italia e l’Europa avanti. Come si dice in Italia, buono come il pane”. E fino a questo punto, le parole di Obama sono sembrate “di circostanza istituzionale”, né più né meno. L’endorsement era già stato archiviato nel corso della conferenza stampa pomeridiana, ora di Washington. Poi, lo stucchevole giro di valzer dei salamelecchi istituzionali, che tuttavia nascondevano le enormi difficoltà dei due leader, e dei loro partiti democratici, tra le due sponde dell’Atlantico. L’ultima cena di Obama è sembrata più un tenersi per mano per evitare di cadere nell’oceano piuttosto che una visita istituzionale vera e propria. Obama sa che questa volta il suo campo democratico può perdere le elezioni, mentre Renzi sa che la sua riforma può essere bocciata. E se il destino di Obama è segnato dalla scadenza degli otto anni di mandato, la carriera politica di Renzi, soprattutto come statista internazionale, può ricevere fortissime ammaccature dal sacrosanto No nel referendum. Ed ecco spiegata la necessità della cena: tu mi dai gli italo-americani, io ti do l’appoggio internazionale.

Breve accenno anche alla campagna elettorale che vede in un duro confronto la candidata democratica Hillary Clinton e il rivale repubblicano Donald Trump: “A volte la campagna presidenziale sembra come l’Inferno di Dante”, ha detto Obama. Ed eccoRenzi: ha ringraziato Obama, paragonandolo a un maestro del Rinascimento fiorentino che nella sua bottega crea con i suoi allievi capolavori alla prova del tempo: “Penso, caro Barack, che il tuo sia stato il servizio di un maestro del Rinascimento perché hai lavorato per dare a noi un’opportunità e, nello spirito della bottega, provare a fare di meglio per le future generazioni”. Nello spirito di una “serata estiva tra famiglia e amici”, come l’ha descritta Obama, non sono mancati momenti distensivi, con battute rivolte dai due leader ai circa 500 invitati. Nella lista degli ospiti, rivelata dalla Casa Bianca solo in serata, figuravano politici influenti come la leader democratica della Camera, Nancy Pelosi, e il governatore di New York, Andrew Cuomo, manager di spicco come Fabrizio Freda, presidente e CEO di Estee Lauder, rappresentanti del governo e giornalisti. Tra i circa 20 invitati di Renzi vi erano i registi Paolo Sorrentino e Roberto Benigni, il presidente dell’Authority nazionale anti-corruzione Raffaele Cantone, l’architetto e designer Paola Antonelli, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, la direttrice del CERN Fabiola Gianotti, il sindaco di Lampedusa Giuseppina Nicolini, e l’atleta paralimpica Beatrice Vio.

Aprendo la serata, Obama ha scherzato dicendo che inizialmente era preoccupato di aver invitato a cena “un rottamatore, un demolitore” come Renzi e di aver avuto rassicurazioni da Benigni che “non sarebbe saltato sui tavoli”, citando la memorabile performance del comico agli Oscar nel 1999. Il presidente ha anche ricordato l’orribile maglione indossato da Renzi in una trasmissione televisiva quando aveva 19 anni, ironizzando sullo stile poco italiano. Elogi invece alla moglie Agnese Landini, che ieri sera sfoggiava un vestito grigio luccicante di Scervino. Renzi, che ha elogiato Michelle – in un luccicante abito Versace Atelier con drappeggio metallico di colore oro rosa – dicendo di aver provato a esser “allo stesso livello” politico del consorte con il suo discorso in campagna elettorale, ha preso in giro i pomodori dell’orto della first lady: “Lo so, Michelle, i tuoi pomodori sono ottimi ma dopo le ultime settimane, lasciami essere franco, i tuoi discorsi sono migliori dei tuoi pomodori”. L’ex sindaco di Firenze ha poi invitato gli Obama ad andarli a trovare nella sua città dopo la fine del mandato per passeggiare lungo gli Uffizi e mangiare e bere vino in una osteria. Salamelecchi istituzionali. La polpa arriverà l’8 novembre con le presidenziali americane, e il voto degli italo-americani può essere decisivo dal momento che la distanza tra Clinton e Trump è di pochi delegati negli stati chiave.

Da jobsnews


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21