Partito questa mattina lo smantellamento del campo informale più grande d’Europa. Dopo la notte di tensione tutto si sta svolgendo in maniera tranquilla. Msf Francia: “La situazione era inaccettabile, ma ora deve seguire una politica reale di accoglienza”
ROMA – Dopo una notte di tensioni, è partito questa mattina lo smantellamento della cosiddetta “giungla” di Calais. Dopo circa tredici anni, potrebbe essere questa la tappa finale nella storia del più grande campo profughi informale d’Europa. Le operazioni di sgombero sono iniziate intorno alle 8 del mattino, con 1200 poliziotti impegnati nel censire i profughi per organizzare il conseguente trasferimento in pullman nei centri di accoglienza delle varie regioni. I minori soli, circa 1300, saranno invece trasferiti in Gran Bretagna.
Tutto si sta svolgendo in maniera molto tranquilla, spiegano le associazioni presenti sul posto, che chiedono però una presa in carico reale dei minori e dei soggetti vulnerabili.“La situazione della giungla era inaccettabile: è un posto che andava smantellato senza alcun dubbio perché c’era molta violenza, le condizioni erano degradate e all’interno non c’era alcuna forma protezione – sottolinea Marie Elizabeth Ingres, responsabile del programma migranti di Msf Francia -. All’inizio ci siamo molto preoccupati rispetto alla maniera in cui questo dovesse essere fatto, perché non abbiamo ricevuto abbastanza informazioni. Quello che abbiamo visto oggi però è che le cose non stanno funzionando troppo male. Le persone, fin dalle prime luci della mattina, hanno preparato le loro cose e si sono precipitate verso i bus, e questo perché sono tutti molto stanchi, molti vogliono andarsene, vogliono poter chiedere asilo o sperano di essere trasferiti in posti migliori”.
Ingres spiega che in questi mesi Msf ha lavorato nel campo prendendo in carico diversi casi, dai pazienti psichiatrici ai minori non accompagnati. “Quello che sappiamo è che i minori entro quindici giorni dovrebbero arrivare in Gran Bretagna, non sappiamo cosa accadrà dopo, ma speriamo che saranno adeguatamente presi in carico – aggiunge -. Allo smantellamento deve seguire una reale politica di accoglienza. Ognuna di queste persone ha alle spalle un viaggio difficile o una storia di violenza. Tutto questo andrà considerato in futuro, quello di oggi è solo una prima tappa di un percorso che dovrà essere più lungo e che seguiremo”.
Nella cosiddetta “jungle” di Calais, il campo sorto al confine con il tunnel della Manica, negli ultimi mesi si è sfiorata la cifra record di circa diecimila persone presenti. La maggior parte ( circa settemila) sono uomini, che arrivano da Afghanistan, Pakistan, Siria, Eritrea e Sudan. (ec)