3.740 i morti e i dispersi che hanno perso la vita nel Mediterraneo tentando di raggiungere l’Europa dall’inizio dell’anno, poco meno dei 3.771 registrati nel 2015, finora l’anno più mortale.
“Ormai la conta dei corpi nei porti della Sicilia è quasi quotidiana. E nessuna decisione politica è riuscita, se non a interrompere, quantomeno a rallentarne il conto. Nemmeno il tanto sbandierato accordo sui migranti stipulato qualche mese fa tra U e Turchia”. A scriverlo è Alessandro Lanni in “Migranti morti in mare, i numeri di una strage“, dove fa il punto sui dati che descrivono il fenomeno. Se l’accordo tra l’Unione e la Turchia ha contribuito ad abbassare il numero di migranti e rifugiati che hanno attraversato il Mediterraneo, passato da 1.015.078 378 nel 2015 a 327.800 nel 2016, non ha in alcun modo ridotto il numero di vittime.
Nel 2016 una persona ogni 88 ad aver intrapreso la traversata ha perso la vita durante il viaggio. Dato in crescita rispetto all’anno scorso, in cui è risultato morto o disperso 1 rifugiato ogni 269. La tendenza è ancora più allarmante se si esaminano le cifre relative al solo Mediterraneo centrale, dove nel 2016 si è registrata una morte ogni 47 persone giunte vive.
Imbarcazioni precarie, maltempo e partenze di massa
Circa la metà di coloro che attraversano il Mediterraneo sono diretti in Italia e si imbarcano dal Nord Africa, una rotta notoriamente più pericolosa – spiega l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ha espresso preoccupazione per l’alto numero di migranti e rifugiati che muoiono compiendo la traversata – I trafficanti stanno inoltre utilizzando imbarcazioni di qualità sempre più scarsa, tra cui fragili gommoni che spesso non resistono all’intera durata del viaggio”.
La precarietà delle imbarcazioni in combinazione col maltempo è causa di una parte degli incidenti. Tuttavia questa spiegazione non esaurisce le ragioni alla base di tali tragedie: “Le tattiche dei trafficanti stanno cambiando: in molti casi si sono verificate partenze di massa di migliaia di persone in contemporanea. Questo può essere dovuto al fatto che il traffico di esseri umani si sta orientando verso nuove modalità o la percezione che i rischi legati alla traversata siano minori che in passato, il che rende il lavoro dei soccorritori più arduo“.
Sul portale dell’Unhcr i dati relativi agli arrivi nel Mediterraneo.
Per contrastare le morti in mare necessarie vie di accesso legali e sicure
“Rafforzare l’accesso a percorsi regolari che garantiscano sicurezza ai rifugiati deve diventare una priorità più urgente e ciò va realizzato attraverso azioni quali un rafforzamento del reinsediamento e dell’ammissione umanitaria, il ricongiungimento familiare, la sponsorizzazione privata, e la concessione di visti ai rifugiati per motivi umanitari, di studio e di lavoro“. Questa la direzione indicata da Unhcr per porre un freno alla tragedia che si consuma ormai quasi quotidianamente nel Mediterraneo: soluzioni già testate, le cui potenzialità non sono ancora sfruttate a pieno.
Solo pochi giorni fa, il 24 ottobre, è atterrato a Fiumicino in modo sicuro e legale un gruppo di 130 persone in fuga dalla Siria: il più recente tra gli arrivi dei gruppi giunti in Italia a partire da febbraio grazie ai corridoi umanitari attivati dalla Federazione Italiana delle Chiese Evangeliche e dalla Comunità di Sant’Egidio. Con i fondi dell’8xmille e attraverso un accordo col ministero dell’Interno, nel corso di due anni 1000 persone coi requisiti per ottenere protezione internazionale per motivi umanitari saranno trasferite in modo regolare in Italia.